Seri rischi per la tenuta del bilancio del Comune. Dubbi sulla vendita degli immobili e sull’effettivo aumento della produttività da parte del personale. In sei pagine fitte di osservazioni, il ragioniere e il vice-segretario generale del Campidoglio – ovvero i due organi tecnici apicali – mettono letteralmente in discussione la tenuta del piano di concordato che, entro questa settimana, la società di trasporti Atac Spa dovrà presentare al tribunale fallimentare. Ovviamente con l’ok della Giunta capitolina. I pareri non rappresentano una bocciatura formale dati “i tempi ristrettissimi dell’iter procedurale” ma impegnano Atac Spa a “migliorarne i contenuti subito dopo il deposito della proposta concordataria”.
I RISCHI PER IL BILANCIO DEL COMUNE – È il ragioniere generale, Luigi Bettegni, a mettere in rilievo le principali contraddizioni del piano. Nonostante i forti investimenti di Roma Capitale, infatti, “che si aggira attorno a circa 1 miliardo di euro” – fra cui lo stanziamento di 159 milioni per il parziale rinnovo della flotta – Atac ha inserito in bilancio un contenzioso con il suo socio unico di ben 184 milioni di euro, a cui si aggiungeranno altri 54 milioni per il 2018. Un’azione legale che la Ragioneria chiede, evidentemente, di cancellare, anche “a copertura di quota parte della minore entrata derivante dall’eliminazione dei residui attivi connessi ai crediti di Roma Capitale nei confronti di Atac spa che la proposta concordataria posterga a dopo il 2026”. “Riflessi diretti e indiretti” messi in rilievo anche dal vice segretario generale, Giovanni Serra.
RIMBORSO AI CREDITORI “TROPPO ELEVATO” – Dubbi anche sulla percentuale di soddisfazione dei creditori chirografari, definita “troppo elevata” da Serra. Secondo quanto contenuto nel documento elencante gli Strumenti Finanziari Partecipativi, infatti, Atac rimborserà il 61% dei crediti a fornitori e istituto di credito, al quale potrà aggiungersi un ulteriore riparto del credito residuale per circa un terzo, dando la possibilità ai creditori di ottenere una cifra anche superiore al 70% dell’importo reclamato. Proprio quest’ultima operazione viene contestata dai tecnici capitolini, secondo cui si andrebbe a intaccare un tesoretto di 430 milioni di euro “di spettanza del socio Comune di Roma”, il quale vedrebbe la soddisfazione dei propri crediti soltanto dopo il 2022 (e oltre il termine dell’affidamento in house). Non solo. Nel parere di Serra si fa anche riferimento alla “necessità di verificare il riparto ipotizzato dei ricavi da traffico provenienti dal sistema Metrebus”, questione ancora poco chiara nel tormentato rapporto fra Atac, Trenitalia e Cotral.
GLI IMMOBILI MAI VENDUTI – Altro tema quello del patrimonio, capitolo fondamentale del piano di concordato. Atac mette sul piatto beni immobili per circa 100 milioni di euro che, tuttavia, l’azienda sta cercando di piazzare sul mercato da almeno sette anni – ovvero dalla deliberazione 39/2011 dell’Assemblea capitolina – “previa valorizzazione”, operazione quest’ultima che non è mai avvenuta. Così, “la società – come scrive Serra – si trova ora nella situazione di dover procedere alla loro vendita nello stato di fatto, considerato che trattasi di beni che devono essere posti al servizio dei creditori e il flusso che può essere generato dalla loro vendita è parte consistente dell’offerta concordataria”. Si chiede dunque all’Assemblea Capitolina di “porre in essere tutti gli atti necessari per la loro valorizzazione (urbanistica, ndr) prima della vendita”.
PIANO PER IL PERSONALE INSUFFICIENTE – Ragioniere e vice segretario, inoltre, bacchettano Atac rispetto al tanto discusso piano di aumento della produttività del personale, definito “lacrime e sangue” dai sindacati ma etichettato come “insufficiente” dai tecnici capitolini. Secondo Bettegni, “Roma Capitale non può limitarsi alla verifica del rispetto dei meccanismi di controllo conseguenti all’omologa del piano concordatario, ma, come socio, ha il compito e la responsabilità di un costante e pervadente controllo periodico delle performance della società”. Si chiede, dunque, che Roma Capitale definisca “obiettivi di conseguimento del risanamento cui legare in modo significativo il salario accessorio e l’assetto del management aziendale”. Tradotto: stipendio pieno solo in caso di performance lavorative soddisfacenti.
GIORNATA CLOU FRA VOTO E POLEMICHE – Quella di oggi, martedì, sarà una giornata decisiva fra quelle di fuoco che attendono la Giunta capitolina sul fronte Atac. Lunedì Virginia Raggi e i suoi hanno approvato la delibera contenente il Regolamento degli strumenti finanziari partecipativi e l’autorizzazione ad un rappresentante dell’amministrazione a partecipare all’Assemblea dei Soci di Atac. Ora, dopo essere stato messo a disposizione dei consiglieri d’opposizione dalle ore 9.30, il provvedimento arriverà in Commissione congiunta Bilancio e Mobilità alle ore 14.00, per poi essere trasferito in consiglio d’amministrazione alle 17.00. Il tour de force si concluderà in serata in Assemblea Capitolina, dove è prevista la seduta per l’approvazione dalle ore 19 fino alle ore 23 (sebbene vi sia un’Assise “di riserva” già convocata per domani dalle 10 alle 14). “Esprimiamo tutta la nostra più forte preoccupazione per la fretta e l’approssimazione con cui è stato portato avanti questo lavoro – sottolinea Valeria Baglio, consigliera del Pd – e per la mancanza di trasparenza dovuta a noi consiglieri che dobbiamo esprimerci con il voto e alla città. Alla faccia del rispetto dei tempi e della corretta programmazione”.