Nelle ultime settimane vi sarà capitato di prendere la metro e vedere sui cartelloni un ragazzo con i denti d’oro, la pelliccia rosa e i capelli rossi. Se invece non ci avete fatto caso ci pensa Spotify a rinfrescarvi la memoria con alcuni numeri abbastanza eloquenti di Sfera Ebbasta, l’artista più chiacchierato in Italia in questo momento. Il suo disco Rockstar, pubblicato il 19 gennaio, ha ottenuto oltre otto milioni di plays nel mondo in 24 ore. Nel nostro Paese ha frantumato ogni tipo di record. Ma chi è Sfera Ebbasta? Lui risponderebbe “quello che ha rivoluzionato il rap italiano”. E come dargli torto.
Di Gionata Boschetti, in arte Sfera Ebbasta, ne avevamo parlato più di un annetto fa. La storia ormai si conosce: partito da Cinisello Balsamo, periferia nord di Milano, il rapper poco alla volta si prende tutta l’Italia grazie allo stile e ai suoi suoni. Assieme a Ghali è il principale esponente della nuova scuola. È tra i primi a fare la trap con questi beat elettronici distorti imbevuti di autotune. Sfera Ebbasta inizia ad avere successo e imporsi anche all’estero.
Finalmente, verrebbe da dire, il rap italiano esce dai suoi confini e si fa apprezzare anche a livello internazionale. Ecco perché il suo ultimo progetto, Rockstar, era atteso. In primis, il titolo: i rapper in Italia sono le nuove Rockstar. Inutile negarlo: la popolarità e il seguito che hanno non può lasciar indifferenti. E poi per le collaborazioni: nella tracklist del disco spunta il nome di Quavo dei Migos, senza dubbio il gruppo trap più forte al mondo e gente come Miami Yacine, Tinie Tempah, Rich The Kid e Lary Over.
Insomma tanta roba per un disco rap italiano. Ecco se le premesse erano altissime, non si può dir lo stesso delle reazioni ascoltando il disco. Un aspetto colpisce subito: Sfera Ebbasta non è riuscito a fare il salto di qualità. Intendiamoci: l’album è carino e con alcune grandi hit. Ma nulla di più. È qualcosa di fragile, che si esaurisce in pochi ascolti. Si sa che a livello di contenuti Sfera non si è mai fatto apprezzare. E anche in questo progetto alla fine si gira sempre intorno al terzetto soldi, droga, ragazze.
Se tutto questo era tollerabile nel suo album d’esordio ora non lo è più. Alla lunga la storiella del rapper che partito dal basso ha conquistato l’Italia stanca e risulta ripetitiva. Proprio perché siamo davanti a un artista dal respiro internazionale ci si aspettava qualcosina in più. A uscirne vincitore ancora una volta è l’amico produttore Charlie Charles capace di costruire un disco con sonorità differenti ma compatibili tra di loro. È innegabile il successo e i riconoscimenti che questo album riceveranno serviranno probabilmente a zittire le critiche. Chiariamoci: il disco è bello e colorato come l’abbigliamento di Sfera, ma incompleto. Manca un guizzo, quel tocco di originalità che segni un’ulteriore crescita artistica. Il rapper però è sulla buona strada. Di questo disco si andrà avanti a parlare a lungo, con opinioni anche completamente differenti tra loro. Come i grandi artisti Sfera unisce e divide la critica. È un po’ il gioco delle parti. Di sicura una cosa è certa: in Italia abbiamo una nuova Rockstar.