L’indagine riguardava la presunta creazione – mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti – di fondi neri poi impiegati per favorire la partecipata nell’appalto per la fornitura, negli anni 2009/2011, di velivoli al governo africano
Giuseppe Orsi, ex ad e presidente di Finmeccanica, e Bruno Spagnolini, ex numero uno di Agusta Westland, sono stati prosciolti dall’accusa di frode fiscale riguardo alla vicende della fornitura di elicotteri al governo dell’Algeria. Lo ha deciso il gup di Busto Arsizio Nicoletta Guerrero. “Dopo l’assoluzione in Appello a Milano nel processo per corruzione internazionale per la forniture al governo indiano – commenta la difesa – naufraga definitivamente anche l’ultima indagine promossa dalla procura di Busto Arsizio“. L’indagine riguardava la presunta creazione – mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti – di fondi neri poi impiegati per favorire Agusta Westland nell’appalto per la fornitura, negli anni 2009/2011, di elicotteri al governo della Repubblica di Algeria.
L’inchiesta sull’affaire algerino, condotta dalla Gdf di Varese e coordinata dal procuratore di Busto Arsizio Gianluigi Fontana e dal pm Francesca Parola e chiusa col deposito degli atti nell’aprile 2016, vedeva i due ex dirigenti delle società e il procuratore speciale Gianfranco Bottarini (anche lui prosciolto) accusati di aver creato tra il 2011 e il 2012 fondi neri attraverso fatture false per operazioni ritenute inesistenti per un importo complessivo di 24,5 milioni. Inizialmente era stata contestata anche la corruzione di pubblici ufficiali con l’obiettivo di favorire la multinazionale nell’aggiudicazione dell’appalto in Algeria attraverso provviste in nero. Nell’ambito dell’inchiesta erano state eseguite 41 perquisizioni in Italia e all’estero, attraverso una rogatoria internazionale. Ma già l’anno scorso l’indagine relativa alla corruzione era stata archiviata.
Oggi al termine dell’udienza preliminare in cui Orsi e Spagnolini rispondevano di frode fiscale è arrivata la dichiarazione di non luogo a procedere. Il pool difensivo, composto dai prof. Ennio Amodio e Novella Galantini e dagli avvocati Massimo Bassi e Anna Lago, oltre a sottolineare con una nota il ‘naufragio’ dell’indagine della Procura, ha aggiunto: “Non resta nulla dell’originario impianto accusatorio che attribuiva ai manager di Agusta Westland un ruolo inappropriato nella gestione dei rapporti commerciali con i paesi acquirenti dell’alta tecnologia messa a punto dagli ingegneri di Cascina Costa di Samarate. È invece confermato – conclude la difesa – che se Agusta Westland si è affermata nei mercati internazionali come azienda leader del prodotto elicotteristico è solo per la grande qualità della sua tecnologia. Forse gli investigatori potevano accorgersene anche senza una lente d’ingrandimento: bastava fare una analisi industriale e non inseguire false piste inaugurate da inattendibili informatori accreditati invece come bocche della verità”