Lo sapevate che Firenze è una città di mare? Vi spiega il perché, il “come diavolo…”, il “ma da quando?”, Simone Innocenti, giornalista del Corriere Fiorentino, nel suo secondo libro, Firenze Mare (Giulio Perrone editore). Sorta di gioco letterario austero e creativo, partitura ritmica free jazz, excursus geografico e storico dalla direzione urbana impossibile. Un esercizio di stile alla Raymond Queneau – Connaissez-vous Florence (Mer)? –, guida evocativa e persino itinerario turistico peculiare che qualche tour operator potrebbe adottare, Firenze Mare ha in rilievo un tratteggio nobilmente gigliato, come le stigmate di un sapere antico e sublime, intramontabile, che rifulge dei sonetti danteschi.
“Firenze è una città di mare. Nessuno si azzardi a scuotere la testa e a dire che no, non è così”, spiega subito Innocenti attirando il lettore in un girone paradisiaco di letteraria limpidezza. Scrittori, poeti, artisti, storici e geografi vengono in aiuto, uno dopo l’altro, all’autore. Non basta l’attesa di una delle piene dell’Arno, dei turisti che l’affollano (“come al mare”), quartieri/isole collegati e congiunti dai ponti dei canali coperti che sonnecchiano come talpe sotto piazze e sanpietrini. “Firenze non la cammini, Firenze la navighi. Stendhal ebbe il “mal d’Arno”. Nel suo diario di viaggio scrisse: ‘Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo cda Santa Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere’. ”.
Non è una forzatura di senso Firenze Mare. E nemmeno una mappa misteriosa ritrovata e srotolata all’improvviso da Innocenti sotto gli occhi del lettore come fosse un novello Robert Langdon mosso dall’inventiva di Dan Brown. Semmai siamo dalle parti di un amore incondizionato e puro per una città così lontana dal mare fintanto dal vederla “acquatica”, di un omerico eterno ritorno a casa, di una classicità dell’arte e dell’intelletto locale che abbraccia naturalmente l’intera cultura italiana raccolte in queste poche pagine e nutrita dagli stralci visivi del cinema di Ivory e Zeffirelli, dalla malinconica tavolozza di Amici miei, delle righe di Manganelli e dei versi di Campana.
Così quando la curiosità per lo spunto astratto che titola l’opera si satura quasi a scomparire, Firenze Mare diventa una sorta di saggio alla Walter Benjamin, un “Passagen-Werk” dove il capoluogo toscano racchiude il Novecento, come nell’originale Parigi racchiudeva l’Ottocento. Le sale cinematografiche, i caffè, infine un elenco di tutti gli scrittori e gli artisti che hanno abitato anche solo per pochi notti a Firenze: da D’Annunzio a De Chirico, da Franco Fortini a Carlo Levi (che in Piazza Pitti scrisse Cristo si è fermato a Eboli), da Mario Luzi a Umberto Saba, da Elio Vittorini (correttore di bozze alla Nazione) a lord Roberto Dudley che a Firenze diede alle stampe il primo atlante marittimo italiano nel lontano Seicento. Un indirizzario che sembra un affollato stabilimento balneare. Firenze mare, anche senza volere.