“Come chi una volta andava in giro con le valigie di cartone, per noi infermieri oggi è così. Il lavoro c’è se sei disposto a girare l’Italia, a fare tre mesi in un posto, quattro in un altro. La stabilità la può garantire solo il concorso pubblico”. Il posto messo a bando è uno solo – ambito e vissuto come un miraggio – ma la carica dei candidati arriva a cinquemila: questa mattina, martedì 23 gennaio, al Palacassa di Parma si è tenuto il maxi-concorso bandito dalla Ausl per reclutare nel proprio organico un infermiere. All’appello ha risposto un esercito di aspiranti arrivati da tutta Italia, soprattutto dal sud, in particolare Puglia, Sicilia “dove spesso si viene sfruttati e non ci sono possibilità di assunzione”. “Il fatto di partecipare a un concorso con cinquemila persone ti fa capire l’entità della difficoltà di trovare lavoro. Meglio comunque provare sempre”, si fa coraggio un ragazzo che da due anni colleziona contratti a tempo determinato. “Ormai ho perso il conto delle prove che ho sostenuto – racconta un’altra ragazza – Nell’ultimo anno e mezzo si è scatenato l’inferno, ci sono stati concorsi ovunque, di ogni tipo. Segno che l’esigenza di personale nelle strutture pubbliche c’è, ma non capiamo il motivo per cui non sbloccano le graduatorie”. “Siamo stanchi della precarietà in salita, così cerchiamo di sistemarci”, dice un altro che da dodici anni lavora a spezzoni nelle corsie della sanità romana. E c’è anche chi baratterebbe volentieri il lavoro da infermiere nel privato con il pubblico: “L’eliminazione dell’articolo 18 ci ha rovinati. Siamo diventati troppo vulnerabili al licenziamento anche per ragioni aleatorie”.
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