Il pallone è nel caos, con tre candidati diversi alla presidenza della FederCalcio e la Lega alle prese con l’asta flop dei diritti tv. E Giovanni Malagò allora ci riprova. Un’altra volta: 30 giorni e scatta il commissariamento del Coni, forse anche prima se lunedì prossimo dalle urne dovesse uscire un governo senza maggioranza. In realtà, il numero uno dello sport italiano vorrebbe che al voto non si andasse neppure: ha convocato nel suo studio i tre candidati alla Figc, Gabriele Gravina, Damiano Tommasi e Cosimo Sibilia per chiedere di rinviare le elezioni. Proposta curiosa (perché allora sì che ci sarebbero gli estremi per il commissariamento) e subito rispedita al mittente dai diretti interessati: nessuno è disposto a fare un passo indietro, la sera del 29 gennaio il calcio italiano avrà una sua nuova guida al posto di Carlo Tavecchio. In realtà la situazione non è così semplice, perché la corsa alla presidenza è ancora tutta da giocare e si intreccia con il caos milanese della Lega calcio, commissariata da nove mesi, dove proprio Tavecchio spera di trovare una nuova poltrona dopo le dimissioni per il fallimento mondiale. Il Fatto quotidiano lo aveva anticipato la settimana scorsa, ora le indiscrezioni di un possibile accordo tra Urbano Cairo e Claudio Lotito, i due uomini forti della Confindustria del pallone, per un ticket con Tavecchio presidente e Javier Tebas (chiacchierato presidente della Liga spagnola, dai trascorsi franchisti) sono sempre più insistenti.
Da una partita dipende l’altra, e viceversa. Perché proprio la Lega fornirebbe il pretesto a Malagò per commissariare la Federazione: in particolare, la non applicazione della maggioranza semplice, prevista dai nuovi principi Coni. Non è la prima volta che il Coni minaccia l’intervento, ma in questo caso ci sarebbero gli estremi legali: secondo i tecnici del Foro Italico, la Figc è responsabile di mancato controllo e per questo meriterebbe di essere commissariata. “Tavecchio non sta rispettando le regole”, ha tuonato il numero uno dello sport, che non è stato meno tenero con i candidati tra le mura del suo studio. Il Coni minaccia il commissario se la Lega non eleggerà i suoi vertici entro un mese, ma pure se dalle urne del 29 gennaio uscisse un presidente senza maggioranza. La battaglia, infatti, è sul filo dei voti. In questo momento Gabriele Gravina, capo della Lega Pro, e Damiano Tommasi, sindacalista dei calciatori, lavorano a un accordo che favorirebbe il primo. In caso di mancata intesa, invece, tornerebbe in corsa Cosimo Sibilia, n.1 dei Dilettanti e senatore di Forza Italia, che ha buoni voti anche in Serie A. Malagò li aspetta tutti al varco: sono tre mesi che non vede l’ora di mettere le mani sul pallone.