Ricattavano gli autori di annunci sessuali in rete spacciandosi per poliziotti, chiedendo di pagare multe e minacciando di rendere noti i contenuti dei messaggi. E’ partita lo scorso anno dal suicidio sospetto di un giovane di un paese del Nuorese l’indagine dei Carabinieri del Comando provinciale di Nuoro che ha smantellato una banda di cybercriminali e si è conclusa con l’arresto di 16 persone (due in carcere e 14 ai domiciliari), un indagato all’obbligo di dimora, 4 denunciati e il sequestro di beni mobili e immobili per 100mila euro. Gli arresti sono stati effettuati nelle province di Torino, Vercelli e Catania, in collaborazione con i rispettivi comandi provinciali dell’Arma.
A far scattare l’inchiesta, la morte improvvisa del giovane sardo, che ha spinto i genitori a rivolgersi informalmente ai Carabinieri per fare luce sulla suicidio del figlio. Le indagini, coordinate dal pm Giorgio Bocciarelli, hanno portato i militari a scoprire una serie di elementi sulla vita sui social del ragazzo, e in particolare alcuni dettagli nei suoi profili e la pubblicazione di annunci sui siti d’incontri. E’ emerso così che il giovane, in attesa di essere assunto in una struttura sanitaria, era stato ricattato da un sedicente ispettore della polizia che, minacciandolo di ripercussioni sul lavoro, gli aveva estorto denaro per il pagamento di contravvenzioni per inesistenti violazioni connesse alla pubblicazione degli annunci a sfondo sessuale, inducendolo a pagare, prima di togliersi la vita, quasi 5.000 euro.
La Procura della Repubblica, a carico del capo della banda, ha ipotizzato il delitto di morte come conseguenza di altro reato. Si tratta di un 39enne di Torino, ma di origine sarda, Simone Atzori, con precedenti specifici, che si presentava alle vittime come “Matricola ER432, Ispettore Gigliotti Marco della Polizia Postale di Roma”. Il suo aiutante è stato individuato invece in Francesco Reina, 31enne originario di Catania e residente a Torino. Entrambi sono finiti in carcere.