Arrestato il presidente Fedele Sannella e la richiesta di un commissario giudiziale per un anno. Nuovi guai per il Foggia Calcio, attualmente impegnato nel campionato di Serie B. L’accusa nei confronti del numero uno del club rossonero è di riciclaggio, la stessa che che aveva portato all’arresto dell’ex vicepresidente della società, Ruggiero Massimo Curci, negli scorsi mesi. I magistrati della Distrettuale Antimafia di Milano hanno disposto anche diverse perquisizioni a Foggia e provincia negli uffici e nelle abitazioni di Sannella e del fratello, oltre che nella sede della società calcistica.
Nel corso dell’attività investigativa della Guardia di finanza di Varese e della Mobile milanese, grazie anche alle ammissioni rese dai fratelli Massimo e Nicola Curci durante l’interrogatorio, avrebbero accertato le responsabilità del presidente Sannella, il quale avrebbe ricevuto e riciclato circa 400mila euro di denaro contante, reimpiegandoli nel Foggia Calcio sia attraverso la corresponsione di somme di denaro in nero a calciatori, allenatori e procuratori. Agli atti anche chat e appunti che, secondo l’accusa, dimostrerebbero le ipotesi. Mentre i circa dieci tesserati che avrebbero ricevuto il denaro in nero, quando sono state ascoltate come testimoni dagli inquirenti, avrebbero negato “in modo del tutto inverosimile”.
La Dda di Milano ha chiesto il commissariamento della società calcistica in quanto gli illeciti sono stati commessi dai vertici e quindi il club avrebbe tratto dal reato un profitto di 2 milioni di euro di provenienza illecita. Il commissariamento per un anno del Foggia (primo caso di questo genere per un club calcistico, ndr) è stato chiesto in base alle legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa delle società per reati commessi dai propri vertici: nelle casse, secondo l’accusa, i soldi di presunta provenienza illecita venivano ‘occultati’ come “finanziamento soci” e sarebbero frutto di evasioni fiscali, appropriazioni indebite e bancarotte commesse in precedenza con cooperative gestiste da Curci, al quale erano stati sequestrati beni per circa 12 milioni di euro.
L’arresto di Curci era uno sviluppo dell’operazione ‘Security’ che nel maggio scorso aveva già portato a misure cautelari nei confronti di 15 persone accusate di far parte di un’associazione per delinquere che avrebbe favorito gli interessi, in particolare a Milano e provincia, della famiglia mafiosa catanese dei Laudani.
Avrebbe quindi ricevuto “illeciti compensi in denaro contante (allo stato accertati per oltre 600.000 euro)” da parte di società riconducibili ad altri tre arrestati – Antonio Saracino, Giuseppe D’Alessandro e Antonino Catania – “i quali avevano gestito in modo fraudolento una serie di cooperative operanti nel settore della logistica e dei trasporti, svuotandone con artifizi i conti correnti”.