Uno spagnolo, uno francese, due americani e tre italiani. Non è una barzelletta ma la provenienza dei sette film della settimana. Magari non tutti magnifici, ma procediamo per gradi. Rocco Chinnici è il nuovo tv movie del prime time andato in onda su Rai 1 il 23 gennaio ma si potrà rivedere sulla piattaforma RaiPlay. Si ispira al romanzo È così lieve il tuo bacio sulla fronte di Caterina Chinnici, figlia del magistrato ucciso dalla mafia nell’83 che mise insieme il primo pool antimafia insieme a Falcone e Borsellino, e donna di giustizia a sua volta. Prodotto Rai Fiction di funzione sociale irrinunciabile per la memoria civile ha una sceneggiatura anche di ottimi lampi offerti dal libro e freddure fulminanti contro la mafia, ma si limita a un linguaggio molto didascalico con qualche ingenua approssimazione ordita per il pubblico televisivo. Questi veri eroi di Stato hanno i volti di Sergio Castellitto e Cristiana Dell’Anna per un toccante ritratto sul rapporto padre figlia, mentre come giudici icona si muovono con buona credibilità Paolo Giangrasso e Bernardo Casertano. La produzione ad affiancare Rai Fiction è la Casanova di Luca Barbareschi, che all’ultima Mostra del Cinema di Venezia ha sfornato anche il minicult Brutti e Cattivi. Però qui forse i telespettatori del 2018 la regia di Michele Soavi, eccezionalmente dinamica per questa linea editoriale Rai, avrebbero meritato una scrittura più moderna, slegata da uno storytelling un po’ ingessato. A prescindere da vizi e virtù, gli ascolti della prima tv sono andati prevedibilmente benissimo: 4.780.000 spettatori per uno share del 20,14%.
Se volete rendere una serata davvero imprevedibile, ma solo per chi ha Netflix, è disponibile El Bar, film inedito in Italia, dallo spunto hitchcockiano e con sviluppi pulp come solo quel ragazzaccio di Bilbao che risponde al nome di Alex de la Iglesia può concepire. Gli avventori nel bar di una piazza madrilena assistono a un omicidio dalla vetrina restando intrappolati nel locale. In balia di un cecchino? E perché? Tensione e sospetti tra personaggi ben assortiti, accuse di colpevolezza reciproche infarcite di sospetti e incastri narrativi progettati come una cigolante montagna russa, El Bar promette e mantiene puro intrattenimento senza pensieri, più emozioni forti e grossolane. Con un Alejandro Awada sosia ideale del nostro Toni Servillo si resta sospesi in uno slowburn grottesto e straniante per un mistery dal gusto politicamente scorretto. Per chi invece volesse uscire di casa e affondare nella visione da grande schermo dal 25 sono al cinema diversi nuovi titoli. Eccone alcuni.
Da qualche anno i film con Liam Neeson sono garanzia action. L’uomo sul treno – The commuter invece ha due facce. Da una parte il thriller cerebrale, sventolato dal marketing, di un pendolare di mezza età istigato da una donna enigmatica a trovare qualcosa e qualcuno su un treno zeppo di persone. Dall’altro il solito tripudio di esplosioni, scene di rischio al limite e scazzottate a base di mosse da MMA (gli intenditori se le gusteranno). E non dite che qui si spoilera, perché tutto questo si vede chiaramente, in pillole ovviamente, già dal trailer. Per le cucchiaiate e le secchiate, invece, dovrete andarvene al cinema. Il film ha queste due marce forti, dicevamo, interessanti per due tipi di pubblico molto, forse troppo diversi. Dopo la visione permane il dubbio su una creatività in scrittura dal fiato corto, che sopperendo alla mancanza di idee per continuare l’ottimo percorso intrapreso inizialmente abbia dato un colpo di coda chiamando in causa il cinema action più becero e testosteronico pur di portare a casa un qualsivoglia finale esplosivo. Insomma, se ci eravamo illusi di aver timbrato il biglietto in un moderno Orient Express, ci è toccato invece un interregionale yankee in polvere da sparo.