Le due carrozze centrali del convoglio di Trenord sono uscite dai binari e si sono accasciate su un lato. Per oltre tre ore i soccorritori hanno lavorato per tirare fuori i passeggeri rimasti incastrati tra le lamiere. La procura ha aperto un fascicolo per disastro ferroviario colposo, al momento contro ignoti. Escluso il malfunzionamento degli scambi, segnalato un cedimento strutturale di 20 centimetri di binario, circa 2 chilometri più indietro. Sala: "Basta sogni sciocchi come il ponte sullo stretto". Legambiente: "Una delle linee peggiori". Cei: "Si parli di sicurezza"
Alle 6.57 il treno che “comincia a tremare come se ci fossero dei sassi sui binari”, le ruote che finiscono fuori dalle rotaie, spaccano le traverse e sollevano i sassi. Poi l’impatto con un palo elettrico e le due carrozze centrali che si accasciano su un lato. Muoiono tre donne e 46 persone restano ferite. Gli unici dati certi sono due: il “punto zero” come l’hanno ribattezzato gli investigatori, dove il convoglio perde aderenza e inizia a sbandare per oltre due chilometri prima di deragliare; il treno diagnostico Archimede, quello che rileva anomalie sui binari, era passato lo scorso 11 gennaio. Appena quattordici giorni fa. Aveva rintracciato uno sfasamento dei binari? Probabilmente. E Rfi, che gestisce tutta la linea, si stava infatti preparando a sostituire quel giunto all’altezza di Seggiano di Pioltello dove il treno regionale 10452 ha iniziato a viaggiare fuori dalla sua sede naturale a 140 chilometri orari, gettando nel panico i 350 passeggeri a bordo. È passato poi per la stazione di Pioltello “facendo scintille”, come si vede in un video visionato dagli inquirenti guidati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, prima di finire su un palo elettrico e accartocciarsi. “Quando ho sentito che il treno vibrava tanto, ho azionato subito il freno ma era già troppo tardi, era già fuori dai binari”, sono state le prime parole del macchinista agli investigatori, che hanno anche ascoltato anche alcuni feriti prima di procedere ad acquisizioni e sequestri di documenti di Rfi.
video di Franz Baraggino
Il cedimento strutturale – All’origine del disastro ci sarebbe un cedimento strutturale di 20 centimetri di binario, circa 2 chilometri più indietro rispetto al luogo del deragliamento. Ma cosa lo ha provocato? È la causa o l’effetto? Su questo stanno lavorando i poliziotti del Noif, il nucleo specializzato negli incidenti ferroviari, che in giornata hanno effettuato due sopralluoghi e ne ha un terzo in programma per venerdì. Rfi fa però sapere che “il treno diagnostico passa una volta ogni 15 giorni e una volta al mese vengono effettuati controlli a piedi”. E l’ultima volta che era passato sulla tratta interessata dal deragliamento di questa mattina era stato lo scorso 11 gennaio. Una tratta che, spiega il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, è “una linea fra le più frequentate e quindi più monitorate, a maggior ragione bisogna capire perché è accaduto”. Sulla rete lombarda Rfi, comunica l’azienda, investe ogni anno 270 milioni di euro, di cui 130 solo per i binari.
La dinamica: il binario che ha ceduto stava per essere sostituito – La rotaia che ha ceduto sulla linea Cremona-Milano stava per essere sostituita, come ha anticipato l’Ansa e apprende IlFatto.it da fonti Rfi. In quel tratto erano in programma lavori di manutenzione. Lo prova una fotografia scattata esattamente nel punto in cui è avvenuto il cedimento, un paio di chilometri prima di quello in cui il treno si è poi scomposto. In quel punto manca un pezzo di rotaia lungo una ventina di centimetri e al di sotto del binario si nota un piccolo cedimento del terreno. Accanto, invece, il tratto di rotaia nuova che avrebbe dovuto sostituire quella vecchia. A distanza di ore dall’incidente, inquirenti e investigatori hanno trovato e sequestrato il pezzo di binario (23 centimetri di lunghezza) che si è staccato dalla rotaia. È stato sbalzato a una ventina di metri di distanza. Sequestrata anche la scatola nera del treno, così come i vagoni, l’intera area in cui è avvenuto il deragliamento, oltre a tutti i documenti che riguardano la manutenzione e i lavori su quel tratto di binari. Nell’inchiesta sarà decisiva una super consulenza affidata dai pm a due esperti ingegneri che si sono anche già occupati di disastri ferroviari, compresa la strage di Viareggio.
L’inchiesta sulle cause dell’incidente – E la procura di Milano ha aperto un’inchiesta con l’ipotesi di reato di disastro ferroviario colposo per cui è prevista una pena fino a 5 anni di carcere. Per svolgere tutti gli accertamenti necessari, gli inquirenti nelle prossime ore iscriveranno, come atto dovuto, i responsabili legali e della sicurezza di Rete Ferroviaria Italiana nel registro degli indagati. Non è escluso, allo stato, che siano necessarie anche altre iscrizioni tecniche come quelle di alcuni responsabili di Trenord.
Le vittime e i feriti – Le vittime sono Giuseppina Pirri (39 anni, ragioniera, di Capralba) e Pierangela Tadini (51enne originaria di Caravaggio, ma residente a Vanzago di Milano), che viaggiava con la figlia Lucrezia, ferita nell’incidente ma non in pericolo di vita. La terza persona deceduta è Ida Milanesi, 61 anni, anche lei originaria di Caravaggio, dirigente medico dello staff di radioterapia dell’istituto Neurologico Besta di Milano: la sua identificazione è arrivata in un secondo momento a causa delle condizioni del corpo. Tra i 46 feriti, 6 sono gravi condizioni ma non in pericolo di vita.
I passeggeri sul treno – I passeggeri hanno raccontano di una forte “vibrazione” prima dell’impatto. “Ho sentito il treno vibrare e dopo qualche secondo l’impatto, sono stato scaraventato a terra e ricevuto un colpo alla spalla”, ha raccontato un uomo di origini nordafricane. “C’era gente che urlava, ho visto tanti feriti, pensavo di morire”. Un’impiegata di 45 anni invece, ha detto che i sassi spaccavano i finestrini: “Sono partita questa mattina alle 6.43, da Treviglio, come faccio tutti i giorni. Improvvisamente ho sentito un grande botto, sono stata scagliata addosso alle persone che erano vicino a me sui sedili, e mentre il treno sembrava frenasse, tutto intorno dei sassi spaccavano i finestrini e entravano nella carrozza e vedevamo delle scintille sui fianchi del treno. La nostra carrozza è rimasta inclinata e faticosamente ci siamo trascinati per terra fino alle uscite che sono state sbloccate dai soccorritori. Non credevamo che fosse così grave, ma quando poi siamo usciti e abbiamo visto gli altri vagoni intraversati abbiamo cominciato a vedere feriti ovunque che urlavano”. Nell’immediatezza dell’incidente, sono scoppiate polemiche in Rete per la comunicazione di Trenord che su Twitter ha parlato genericamente di “un inconveniente tecnico ad un treno”, poi scusandosi nel pomeriggio.
Sala: “Stop sogni sciocchi come il ponte sullo Stretto, rafforzare le linee con cui la gente va a lavorare”
Quando ancora non sono chiare le cause dell’incidente, tanti i politici che sono intervenuti per dare la loro solidarietà alle vittime. Il sindaco di Milano Beppe Sala, arrivato poco dopo sul posto, ha attaccato “la politica nazionale” e quindi i suoi stessi sostenitori del governo: “La politica nazionale deve ripartire dalle infrastrutture, investiamo in infrastrutture”, ha detto. Ma soprattutto ha aggiunto: “La differenza tra alta velocità e linee per i pendolari non può reggere, bisogna investire su solide infrastrutture. Invece di sogni sciocchi come il ponte sullo Stretto dobbiamo rafforzare le linee con cui la gente va a lavorare”. Una stoccata, l’ennesima che arriva nell’ultimo periodo, al segretario dem Matteo Renzi.
Legambiente: “Una delle linee peggiori”. Cei: “Non si risparmi sulla sicurezza”
Un appello è arrivato invece dalla Cei, perché si investa nella sicurezza: “Purtroppo si stanno moltiplicando queste realtà, ma parlare di sicurezza non è uno dei tanti capitoli, è parlare delle persone: quando si risparmia sulla sicurezza si risparmia sulle persone e sulla loro vita. E il risultato è sotto gli occhi di tutti”, ha detto il segretario Cei Nunzio Galantino. “Due i sentimenti: da una parte il dolore di dover sopportare queste cose, dall’altra invitare chi di dovere a metterci la testa e affrontare queste realtà”. Molto critico anche il presidente di Legambiente Lombardia: “La linea Cremona-Milano è stata segnalata come una delle peggiori in Lombardia: conta oltre 10 mila pendolari giornalieri, su treni lenti e sovraffollati dall’età media di 17 anni”. Lo afferma Legambiente Lombardia. Dal rapporto Pendolaria presentato da Legambiente qualche giorno fa emerge che in Lombardia “i convogli che viaggiano quotidianamente, su alcune tratte versano in condizioni inaccettabili, troppo spesso soggetti a guasti, per lo più dovuti all’età dei convogli stessi”.