L’ipotesi più probabile è una “cattiva realizzazione della giuntura” dei due pezzi di rotaia accoppiata al “martellamento” per un “difetto di rincalzatura del binario”. Per questo si sarebbe staccata quella lastra di 23 centimetri nella parte superiore della rotaia causando l’incidente ferroviario all’altezza di Pioltello che ha provocato 3 morti e 46 feriti: una serie di “difetti” che provocano il deragliamento, proprio mentre il binario stava per essere sostituito. Il direttore territoriale di Rfi, Vincenzo Macello, ha riassunto con “cedimento strutturale della rotaia”. Già, ma come è potuto accadere? Quali sono le cause? “Quella foto racconta tantissimo”, spiega a Ilfattoquotidiano.it un tecnico esperto in installazione di binari e sistemi di sicurezza osservando la foto del punto in cui il convoglio di Trenord proveniente da Cremona ha iniziato quello che tecnicamente viene definito “svio”.
Ma lo scatto va probabilmente osservato al contrario, anche se nella parte superiore della rotaia colpisce l’assenza di oltre venti centimetri di rotaia. “La traversa rotta sotto il giunto con fungo asportato è chiara”, spiega il tecnico chiedendo l’anonimato. Tradotto: sotto il fungo, ovvero la parte superiore del binario, c’è un pezzo di calcestruzzo (traversa) rotto. L’inizio dello svio è avvenuto su un giunto (il tratto in cui vengono uniti due pezzi di rotaia) e sotto, questo viene ritenuto “fondamentale” dall’esperto, c’è “mancanza di stabilità della massicciata”. Manca il sostegno, il pietrisco che viene posizionato sotto i binari. E in effetti dalla foto si nota una sorta di piccolo buco, un avvallamento del terreno. “Bisognava rincalzarlo, si dice in gergo”. Era insomma necessario riempirlo, consolidarlo, in modo tale da fornire al binario una base sulla quale scaricare il peso del passaggio dei treni.
Ma c’è di più. “Quel danno alla rotaia, il fungo divelto, può essere figlio di un lavoro di realizzazione del giunto stesso, utilizzando un cannello da taglio e non la sega a disco”, aggiunge il tecnico. È possibile a suo parere – e su questo sono in corso gli accertamenti dei poliziotti del Noif – che la giuntura non sia stata effettuata a regola d’arte nel momento in cui sono state messe in posa le rotaie. L’uso di un “cannello”, ossia una fiamma ossidrica, ipotizza l’esperto, “altera l’assetto molecolare della parte iniziale della rotaia da giuntare, predisponendola eventualmente alla successiva rottura” man mano che passano i treni.
Riassumendo, spiega il tecnico, “potrebbe trattarsi di una serie di difetti”: dal consolidamento all’esecuzione del taglio delle rotaie poi giuntate che porta alla rottura. Questo accentua il “martellamento” del treno (cioè lo “sbattere” delle ruote del convoglio sulle rotaie) che “probabilmente lì avviene da lungo tempo, come dimostra la rottura di una delle quattro chiavarde cesoiate”, i grossi bulloni in primo piano. Il martellamento porta alla deformazione della rotaia (lo si nota in quella in secondo piano, nda) o al distaccamento di un pezzo di rotaia che possono portare allo svio del treno. Se come sostiene l’Ansa, quel tratto era interessato da lavori di manutenzione e quella rotaia stava per essere sostituita, le condizioni del binario erano note. “In questi casi si può chiedere un degradamento della velocità – conclude l’esperto contattato dal Fatto.it – perché questo limita i rischi di sobbalzi del treno sulla rotaia malconcia e di conseguenza riduce il pericolo di deragliamento”.