Lei guarda la platea rigida, nel suo vestito dai colori sgargianti, la gonna corta sulle cosce e la guêpière bene in vista. “C’è una sosia della Boldrini qui sul palco. Non so se sia stata già esibita”, gigioneggia al microfono il leader nella sua t-shirt celeste cielo, e la folla esplode in un grido di giubilo. Appena dietro, un collaboratore sorridente solleva la bambola gonfiabile in favore del pubblico riunito sotto il palco a Soncino, in provincia di Cremona, per applaudire Matteo Salvini. Quando la presidente della Camera su Facebook gli fa notare che “le donne non sono bambole e la lotta politica si fa con gli argomenti”, lui rincara: “Ipocrita, buonista, razzista con gli italiani. Dimettiti! #sgonfialaboldrini“.
Era il 24 luglio 2016, non molto tempo fa. Oggi il segretario nazionale della Lega non ha potuto fare altro che condannare i Giovani Padani della Lega che hanno bruciato in piazza un fantoccio con le fattezze della Boldrini. Oggi Salvini spiega che quel gesto è “un’idiozia“, ma con le sue intemerate contro l’esponente di Liberi e Uguali ha sdoganato e alimentato quel movimento d’opinione che ogni giorno specie sui social network la mette nel mirino con un linguaggio violento e ingiurioso, trasformandola nel simbolo di tutto ciò che la destra e il centrodestra – con in testa il nuovo Carroccio formato nazionale – odiano: non più i terroni (nel caso della Lega) ma i migranti, chi ne difende i diritti e tutto ciò che gravita attorno al mondo dell’accoglienza a partire dalle ong.
Oggi Salvini spiega che nel Nord Italia “il fuoco può essere tradizione, ma bruciare è una sciocchezza”, riferendosi al fantoccio della presidente della Camera dato alle fiamme in piazza a Busto Arsizio in un barcone sormontato dalle scritte “Costa Discordia”, “Offerta irripetibile – Boldrinia viaggi: viaggio della risorsa all inclusive – solo andata destinazione Africa“. Ma era stato lui il primo a voler mettere la Boldrini in uno dei natanti sui quali i miranti affrontano il mare e spedirla sull’altra sponda del Mediterraneo: “E’ matta, da internare – attaccava il 15 marzo 2016 a La Zanzara su Radio 24 – ha detto che siccome gli italiani non fanno figli, allora dobbiamo portare in Italia 400mila schiavi stranieri (…). Impeachment, sfiducia, oppure da mettere in un barcone, in senso contrario però”.
Nulla di nuovo, il legittimo giudizio politico (“il peggior presidente della Camera della storia”) aveva da tempo lasciato posto all’offesa personale. Il 20 giugno 2015, all’avversaria che sosteneva che in Italia non esiste un’emergenza in tema di immigrazione il segretario del carroccio aveva replicato: “La Boldrini deve essere ricoverata“. L’argomento è lo stesso il 6 agosto 2016, ma i toni salivano: “Sei una tarata mentale – diceva Salvini – se pensi che bisogna sostituire gli italiani che non fanno figli con gli immigrati”. Il 15 novembre 2016, poi, Salvini evocava i gulag: “La Boldrini ha detto che l’elezione di Trump è inquietante. E pure Napolitano si è detto sconvolto. Dovrebbero andarsene tutti e due in Siberia“, la regione della Russia in cui sorgevano i campi di lavoro forzato dove l’ex Unione sovietica confinava criminali e oppositori politici.
Il climax è ascendente: il linguaggio si deteriora di comizio in comizio, tweet dopo tweet, post dopo post. Se il 31 marzo 2014 l’esponente di LeU viene additata come “una vergogna per l’Italia”, il 15 aprile 2015 diventa “un’ignorante” e il 22 dicembre subisce un’ulteriore evoluzione in “l’essere più inutile che la Camera ricordi negli ultimi anni”. Giusto il giorno prima, parlando del caso degli ospiti di un centro per richiedenti asilo di Ceranova (Pavia) che avevano protestato chiedendo maggiore igiene nella struttura, il leader leghista aveva commentato per il ludibrio del suo popolo: “A fare le pulizie manderei la Boldrini!“. Forse perché l’ex portavoce dell’Unhcr è una donna. Per la precisione, come sentenziava Salvini su Radio padania per la gioia degli ascoltatori, “il nulla fatto donna“.
Una tentazione, quella di mettere nel mirino la Boldrini, cui non aveva resistito neanche Beppe Grillo: da sempre molto critico nei confronti della terza carica dello Stato: “Cosa succederebbe se ti trovassi la Boldrini in macchina?”, aveva domandato su Facebook il 1° febbraio 2014 il fondatore del M5s, allegando un video di un ragazzo che guidava l’auto accanto a una sagoma di cartone raffigurante la presidente della Camera. Il post aveva scatenato una raffica di insulti sessisti, molti dei quali inneggianti alla violenza.