Hanno utilizzato una manifestazione simbolo del patrimonio culturale della città per lanciare l’ennesimo attacco personale a Laura Boldrini. Giovedì sera il “Movimento Giovani Padani” della Lega ha bruciato in piazza un fantoccio raffigurante la presidente della Camera, bersaglio consueto degli strali dei vertici del partito, con tanto di fotografia corredata da slogan contro le politiche migratorie. E’ accaduto a Busto Arsizio, in provincia di Varese, durante la festa tradizionale in onore della “Gioeubia“, ricorrenza popolare del Nord Italia, nella quale l’ultimo giovedì di gennaio si dà alle fiamme un pupazzo in cartapesta in segno di buon auspicio per il nuovo anno. Così la tradizione è stata trasformata in un atto di violenza politica. Matteo Salvini l’ha definita “una sciocchezza” e così gli ha risposto Boldrini: “È arrivato il momento che Salvini chieda scusa. Non a me, non ne sarebbe capace. Ma almeno ai cittadini di Busto Arsizio e a tutti gli italiani per la pessima figura che sta facendo fare al nostro Paese”.
“Gioeubia 2018! Vi aspettiamo questa sera dalle 19 per il falò e risottata in centro!”, avevano scritto i Giovani Padani sulla loro pagina Facebook, sulla cui bacheca hanno postato le immagini di quanto preparato in vista del falò: un fantoccio con la fotografia della Boldrini con una sciarpa rossa posto all’interno di quello che dovrebbe rappresentare un barcone, sormontato dalle scritte “Costa Discordia”, “Offerta irripetibile – Boldrinia viaggi: viaggio della risorsa all inclusive – 35 euro al giorno – solo andata destinazione Africa“. Il tutto posto sotto la fotografia del comandante Francesco Schettino che in un fumetto dice: “Tranquilla presidenta, guido io”.
Non ho parole per descrivere il disgusto provato nel vedere le immagini di Busto Arsizio. Un fantoccio raffigurante Laura Boldrini da bruciare in piazza. Chi brucia fantocci ricorda chi bruciava i libri e il motivo per cui lo faceva. La mia solidarietà a Laura. pic.twitter.com/mbZ5vhtlH6
— Pietro Grasso (@PietroGrasso) 25 gennaio 2018
Una rappresentazione ben lontana dallo spirito della tradizione: da sempre i fantocci utilizzati per la Gioeubia rappresentano personaggi politici ed esponenti di partito, ma le loro fattezze sono sublimate in realizzazioni di cartapesta (e non indicate tramite fotografia) e rappresentano il “potere” in quanto tale e non la persona da bruciare nel rogo. Accanto al simulacro raffigurante l’esponente di Liberi e Uguali, sono stati dati alle fiamme quelli di altri politici, tra cui il presidente del consiglio Paolo Gentiloni e il capo della Casa Bianca Donald Trump.
In tarda serata il coordinamento dei giovani della Lega ha provato a correre ai ripari, dissociandosi “nella maniera più assoluta” dall’accaduto. “Il Movimento contrasta le pessime politiche del governo – si legge in una nota firmata da Andrea Crippa, coordinatore del Movimento Giovani della Lega – con la sola forza delle idee, non con atti di violenza. Il Coordinamento, preso atto di quanto accaduto, provvederà a emanare provvedimenti disciplinari verso i responsabili”. Una presa di distanza che risulta quantomeno tardiva, visto che sulla pagina Facebook del “Movimeno Giovani Padani di Busto Arsizio” l’invito a recarsi in piazza per assistere al rogo ha campeggiato per almeno 7 ore, come si evince dallo screenshot del post, che è poi stato rimosso.
Interrogato da Massimo Giannini su Radio Capital, Matteo Salvini ha definito l’iniziativa “una sciocchezza”: “Ho chiesto il perché e – ha aggiunto il segretario nazionale della Lega durante Circo Massimo – mi hanno risposto che lì c’è l’usanza legata all’anno nuovo. Il fuoco può essere tradizione, ma bruciare è un’idiozia”. Poi è arrivata la replica della presidente della Camera: “Le parole d’odio non sono mai solo parole – scrive in una nota – ma si trasformano in gesti deprecabili e possono innescare una spirale ancora più pericolosa. Dopo la bambola gonfiabile, l’augurio di essere stuprata ricevuto dal sindaco di Pontivrea e dal segretario della Lega di San Giovanni Rotondo, la bufala creata dal capogruppo leghista al Senato che ha riversato tanto odio sulla mia famiglia, il rogo dei giovani padani, cos’altro ci dobbiamo aspettare da questi signori? È arrivato il momento che Salvini chieda scusa”. “Ne approfitto – conclude Boldrini – per ringraziarvi della vicinanza che mi state dimostrando, ho letto tutti i vostri messaggi. So che la stragrande maggioranza degli italiani rifiuta la violenza e la volgarità. Non ci faremo intimidire!”.
“Ha dovuto fare molto in fretta retromarcia – replica a Salvini anche il deputato del Pd Emanuele Fiano a Radio Popolare – ma è quello che ha portato su un palco della Lega la bambola gonfiabile rappresentante Laura Boldrini, è lui che ha iniziato questo travisamento del rapporto con gli avversari e l’uso di simboli e di parole di guerra nel dibattito politico”. “E’ un pericolo – insiste il deputato Pd – anche perché Salvini ha dichiarato che il primo atto di un suo governo sarebbe quello di abrogare la legge Mancino. Tra la frase di Fontana sulla razza bianca, i fantocci bruciati e la volontà di abrogare la legge Mancino, tutto sta insieme”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Stefano Fassina: “Ormai sta diventando inquietante la violenza simbolica e verbale che il centrodestra e in particolare la Lega esercitano nei confronti di Laura Boldrini – attacca Stefano Fassina, deputato di Si ed esponente di LeU – il gesto di ieri a Busto Arsizio non è una sciocchezza, come sminuisce Salvini, ma il prodotto di un clima politico che la Lega porta avanti da tempo. Solidarietà a Laura e Paolo Gentiloni, questi metodi ricordano tempi bui, fermiamoli”.
“Non ho parole per descrivere il disgusto provato nel vedere le immagini di Busto Arsizio – scrive in un tweet Pietro Grasso, leader di Liberi e Uguali – chi brucia fantocci ricorda chi bruciava i libri e il motivo per cui lo faceva. La mia solidarietà a Laura”. “Di fronte all’ennesimo attacco personale rivolto a Laura Boldrini non posso che esprimerle la mia vicinanza e solidarietà – dichiara il segretario di Possibile, Pippo Civati, esponente di Liberi e Uguali, definendolo “un atto disgustoso che non ha nulla di ironico”.