La Corte di Cassazione ha giudicato inammissibile il ricorso presentato confermando la sua condanna in appello a cinque anni e dieci mesi di reclusione per tangenti. Per lui si apriranno le porte del carcere
Era stato mister 11mila voti, rimasto potente nonostante la perdita della carica di assessore e con l’aspirazione a ottenere una “delega per i lavori dell’Expo 2015″. Poi per Massimo Ponzoni, ex assessore regionale della Lombardia ed ex segretario dell’ufficio di presidenza nell’era di Formigoni, era arrivata un’ordinanza di custodia cautelare. Ponzoni era stato arrestato il 17 gennaio del 20012 quando si era consegnato alla Guardia di Finanza perché su di lui pendeva un’ordinanza di custodia cautelare. Ieri la Corte di Cassazione ha giudicato inammissibile il ricorso presentato confermando la sua condanna in appello a cinque anni e dieci mesi di reclusione per tangenti. La decisione è arrivata nella tarda serata di ieri.
Definitive anche le sentenze a carico dell’ex vicepresidente della Provincia di Monza Antonino Brambilla, condannato a tre anni, e per l’immobiliarista Filippo Duzioni, condannato a due anni e mezzo, accusati di corruzione insieme a Ponzoni nell’ambito di un piano attuativo per la realizzazione di un centro commerciale nel Comune di Desio (Monza). Assolto l’ex assessore provinciale di Monza Rosario Perri.
“Abbiamo illustrato ieri i nostri motivi di ricorso, che ci sembravano importanti, ma che evidentemente la Corte non ha condiviso. Non avendo letto le motivazioni della sentenza non posso però commentare ulteriormente”, ha detto l’avvocato Dario Bolognesi, legale difensore di Massimo Ponzoni. Ponzoni, come ha confermato il suo avvocato “è a disposizione della giustizia e terrà un comportamento leale e rispettoso della sentenza”: il che significa che dovrà consegnarsi e andare in carcere. L’ex “Golden Boy” del Pdl brianzolo nel 2014 era stato condannato a 10 anni e mezzo in primo grado a Monza per concussione, corruzione, finanziamento illecito al partito, bancarotta fraudolenta, peculato e appropriazione indebita. In appello i giudici avevano dimezzato la condanna, ritenendolo responsabile solo di corruzione in merito alla realizzazione di un centro commerciale nel Comune di Desio (Monza).