A 80 anni dalle leggi razziali, stiamo celebrando una rimozione collettiva, “uno stacco psicologico e storico”, come lo definisce l’editorialista Ernesto Galli della Loggia, un “falso storico”, per lo storico Emilio Gentile, che ha portato gli italiani a credere di aver “subito” la dittatura, e, per questo, di non avere colpe. Mentre, invece, furono in molti a beneficiare dell’espulsione degli ebrei dai posti di lavoro. Il risultato? A suon di spettacoli, mostre e incontri, oggi ricordiamo le leggi razziali come un’ingiustizia subita dall’alto e non come una serie di norme applicate con opportunismo e pignoleria a tutti i livelli dal popolo italiano. La conseguenza peggiore, però, è un’altra: a forza di cancellare il passato, oggi non riusciamo a interpretare il neofascismo.
C’è chi, infatti, come Emilio Gentile, tra i massimi esperti internazionali di fascismo, crede che il mix “neofascismo, xenofobia, razzismo” di oggi rappresenti “un fenomeno grave di crisi della democrazia”, e chi invece riduce il movimento neofascista a “una minoranza di folli”, del tutto trascurabile, al pari di “quelli di Scientology, quelli contro i vaccini o che credono nelle scie chimiche”, come precisa l’editorialista Ernesto Galli della Loggia. Ottant’anni dopo le leggi razziali, l’Italia dovrebbe stendersi sul lettino dello psicanalista e chiarirsi le idee.
Gentile: “Le leggi razziali? Furono uno, non l’unico, degli aspetti negativi del fascismo” – La prima bugia frutto dell’amnesia sul fascismo è credere che le leggi razziali furono l’unico problema del Ventennio. Come fa Matteo Salvini. Intervistato da Radio Capital, il leader della Lega ha detto: “Mussolini ha fatto tante cose, ha bonificato le paludi, introdotto il sistema delle pensioni. Poi, evidentemente, ci sono state le leggi razziali, quanto di più folle”. Ma le norme siglate da Vittorio Emanuele III non furono solo un “neo”. “Molti uomini del centro destra continuano a sostenere che se non ci fossero state le leggi razziali, il fascismo per il resto avrebbe fatto leggi buone. Invece non tutto il male del fascismo è confluito nelle leggi razziali, che furono solo una conseguenza del regime totalitario, che partì dal 1922, con la marcia su Roma, fino al 1939, quando fu abolita la Camera dei deputati, sostituita dalla Camera dei Fasci e delle Corporazioni” spiega Emilio Gentile.
L’amnesia collettiva iniziata 73 anni fa – La bugia collettiva, che faceva credere agli italiani di non essere mai stati fascisti, è iniziata nell’immediato dopoguerra, per motivi di consenso politico. “Era politicamente difficile per le autorità antifasciste mettere sotto accusa un intero Paese, per ragioni di opportunità politica. La classe politica antifascista si rendeva conto di non poter contare nel ’45 su un grande consenso” spiega Ernesto Galli della Loggia.
Iniziò così la favola per cui gli italiani erano un popolo di brava gente, governati da un uomo, Mussolini, senza gravi colpe, se non quella di essersi alleato con Hitler. “Fin dal 1945, iniziò la defascistizzazione, a opera purtroppo anche degli stessi antifascisti, che hanno voluto immaginare un popolo sempre ostile al fascismo, e sottomesso alla tirannia di un uomo e di pochi suoi sodali, un popolo che alla fine si riscatta con la resistenza e la liberazione. Un’immagine mitica, per ridare agli italiani, dopo il 1945, la fiducia in se stessi, per costruire la nuova Repubblica. Ma che storicamente era un falso”, continua Gentile.
Si glissò così sulle responsabilità. “Per fare questa complessa operazione di sganciamento del popolo italiano dal fascismo, bisognava cancellare una parte di responsabilità del fascismo, che aveva visto gli italiani bruciare villaggi e fucilare ostaggi nei Balcani, su una scala non molto dissimile da quella impiegata dai tedeschi con le popolazioni italiane dopo l’8 settembre, ma anche accettare e applicare le leggi razziali. Lo sdegno per le leggi razziali è una cosa solo dei giorni nostri”, afferma Galli della Loggia.
I razzisti protetti anche da Togliatti – In realtà le leggi razziali non erano dispiaciute a molti italiani. “Gli intellettuali italiani accettarono totalmente le leggi razziali. Illustri professori universitari, che poi sono rimasti illustri anche nell’Italia repubblicana, senza battere ciglio sostituirono dei colleghi allontanati dall’università in quanto ebrei. Per non parlare – ricorda Galli della Loggia – del presidente della Corte Costituzionale, Gaetano Azzariti, che era stato presidente del Tribunale della Razza nel fascismo e poi Capo di Gabinetto nel ministero di Giustizia di Palmiro Togliatti. Quando fu fatto presente a Togliatti l’imbarazzante particolare, Togliatti rispose testualmente ‘non me ne importa nulla’. Lo stesso capo dell’Ovra, Guido Leto, continuò la sua carriera nell’Italia repubblicana. Aveva avuto l’accortezza, come ebbero moltissimi funzionari dello Stato a ogni livello, nel ’43-’45, di fare il doppio gioco, cioè di salvare qualche ebreo, qualche partigiano, e di acquistarsi dei meriti che furono fatti valere dopo la guerra. Il panorama è grigio, non molto esaltante, ma le cose sono andate così”.
Neofascisti e razzisti: “minoranza di folli” o “crisi della democrazia”? – Quella nebbia sul passato, ormai, ce la portiamo negli occhi, come una cataratta, ogni volta che si parla di fascismi. E ci impedisce di vedere limpidamente il presente. Dobbiamo preoccuparci o no dei neofascisti e dei razzisti? Gli storici, sul punto, non sono d’accordo. “Le cose sono diverse, quello sciocco che ha detto che bisogna difendere la razza bianca non è un nazista, è semplicemente uno sciocco. Oggi non c’è nessun pericolo, neanche lontano e immaginabile, di una persecuzione razziale contro chiunque, almeno nei paesi occidentali. Il neofascismo – dice Ernesto Galli della Loggia – esiste ma è un fenomeno del tutto marginale, così come ci sono quelli che credono in Scientology, quelli contro i vaccini, quelli che credono alle scie chimiche. Le minoranze folli esistono fisiologicamente in ogni società”. Di diverso parere Emilio Gentile, appena uscito in libreria con Mussolini contro Lenin, edito da Laterza. “Il ritorno di certe immagini idealizzate del fascismo, affiancate ai fenomeni più recenti di razzismo o antisemitismo, rappresentano un fenomeno grave di crisi della democrazia. Se la democrazia fosse sana questi fenomeni sarebbero semplicemente folkloristici”.