La spaccatura con la minoranza non si è ricomposta. Anzi, nella notte in direzione Pd è andato in scena lo strappo: gli orlandiani non hanno partecipato al voto sulle liste per le politiche del 4 marzo, arrivato quando erano quasi le quattro del mattino. Secondo il Nazareno i sì sono stati 117, uno solo ha detto no e non ci sono stati astenuti. Ma la minoranza, appunto, ha lasciato la sede del partito prima della votazione. E a ore di distanza monta la polemica nelle regioni, dal Veneto – dove la segreteria è stata convocata d’urgenza – alla Sicilia, passando per l’Umbria e la Puglia. “Non c’è stata nessuna trattativa o braccio di ferro, perché i nomi li sentiamo solo ora, non li abbiamo neanche letti”, ha lamentato il Guardasigilli, anche a nome di Michele Emiliano e Gianni Cuperlo, che nel pomeriggio di sabato annuncia la decisione di rinunciare al suo seggio sicuro a Sassuolo.
Renzi: “Esperienza devastante”. Calenda: “Ravvedetevi”
“Questa è una delle esperienze peggiori, una delle esperienze più devastanti dal punto di vista personale che abbia vissuto”, ha ammesso il segretario Matteo Renzi. “C’è un sentimento molto contrastante nel cuore di molti di noi e nel mio cuore, ma da domani dobbiamo fare una grande battaglia: la squadra avversaria è impegnativa e forte ma meno forte di noi“. Sabato mattina Orlando, candidato nel plurinominale in Emilia Romagna, ha ribattuto: “Non mi pare che nella maggioranza del partito ci siano proposte di grande rinnovamento”. “Comunque”, ha aggiunto, “credo che non sia il momento di fare polemica. Ognuno deve fare le scelte che ritiene più giuste ma complessivamente dobbiamo iniziare a fare la campagna elettorale”. Il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, via Twitter, attacca: “Gente seria come De Vincenti (ministro per la Coesione e il mezzogiorno, ndr) Nesi, Rughetti, Tinagli, Realacci e Manconi non è stata candidata, serve ravvedimento”. E dopo una giornata di polemiche – e di lavoro per limare le liste – il segretario del partito è costretto a convocare una conferenza stampa al Nazareno.
Quale è il senso di non candidare gente seria e preparata, protagonista di tante battaglie importanti come De Vincenti, Nesi, Rughetti, Tinagli, Realacci, Manconi. Spero che nelle prossime ore ci sia un ravvedimento operoso. Farsi del male da soli sarebbe incomprensibile
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 27 gennaio 2018
Entrano Ceccanti e Sensi, fuori Martella dell’area Orlando
Le minoranze denunciano un ridimensionamento: “Non siamo neanche in grado di valutare di quale entità”. Le liste complete infatti saranno rese pubbliche solo nel pomeriggio di sabato. All’ultimo sono comunque rientrati in corsa Cesare Damiano, Beppe Fioroni e Barbara Pollastrini che in un primo momento erano stati esclusi. Spuntano poi il costituzionalista Stefano Ceccanti, grande promotore del Sì al referendum dello scorso dicembre (alla scorsa tornata non era stato ricandidato) e Filippo Sensi, portavoce di Gentiloni ed ex uomo comunicazione di Renzi. Escono Andrea Martella, coordinatore dell’area Orlando, e il capo di Retedem nonché presidente onorario dell’Arcigay Sergio Lo Giudice. Non c’è posto in lista per l’economista Yoram Gutgeld, consigliere economico di Palazzo Chigi, “padre” del bonus di 80 euro. Tra le sorprese ci sono invece i nomi di due ex deputati del Movimento 5 Stelle. Sarà candidata in Sardegna, anche se solo quarta del suo collegio plurinominale per il Senato, Paola Pinna, espulsa da Beppe Grillo a fine novembre 2014, poi in Scelta civica, approdata tra i dem nel 2016. Correrà all’estero, come nella scorsa legislatura, Alessio Tacconi, che aveva aderito al Pd già nel 2015 dopo aver lasciato il Movimento in forte polemica con le decisioni sulla restituzione della diaria e sulla mancanza di democrazia interna.
Nencini corre ad Arezzo, Giachetti a Sesto Fiorentino. La Boschi confermata a Bolzano
Soddisfatti gli esponenti delle aree Martina e Orfini, che avrebbero confermato lo stesso numero di parlamentari. Tra gli alleati, si scioglie il dubbio su Beatrice Lorenzin, che correrà per la Camera a Modena, mentre a Riccardo Nencini viene affidato il collegio di Arezzo – il territorio di Banca Etruria – per il Senato. Confermati Pierferdinando Casini e Carla Cantone a Bologna. Matteo Renzi correrà nel collegio Firenze 1 Camera e nei listini di Umbria e Campania. Nello stesso collegio del segretario, annuncia Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia schiererà Letizia Giorgianni, leader dei risparmiatori truffati di Banca Etruria e del Comitato Vittime del Salva-banche. Non è chiaro, ancora, se la sua candidatura avvenga nell’uninominale o nel listino del proporzionale. Confermata la candidatura di Maria Elena Boschi nel collegio blindato di Bolzano.
Il premier a Roma, nelle Marche e in Sicilia. Fedeli corre in Toscana
Paolo Gentiloni è nell’uninominale a Roma, nel plurinominale nelle Marche e in Sicilia. Il ministro dell’Interno Marco Minniti sarà capolista al Senato nel proporzionale a Salerno e nell’uninominale a Pesaro-Urbino. Il titolare dei Beni culturali Dario Franceschini è nell’uninominale a Ferrara e nel plurinominale in Emilia Romagna, Marianna Madia nel plurinominale di Calabria Sud e prima della lista nel collegio 1 del Lazio. Valeria Fedeli sarà candidata al Senato nel collegio di Pisa. Nel listino del senato a Salerno c’è anche Mario Giro, viceministro agli Esteri. Moltissime conferme tra i renziani ma anche alcune new entry. Roberto Giachetti sarà all’uninominale a Sesto Fiorentino. Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri del governo uscente, sarà candidato nell’uninominale di Prato per la Camera. Stefano Esposito è stato indicato nel collegio uninominale Senato di Torino-Collegno.
La rinuncia di Cuperlo: “Avvisato alle 3 con un sms”
Della partita non sarà Gianni Cuperlo, ‘catapultato’ a Sassuolo. Su Facebook spiega la genesi della sua decisione: “Vivrò la campagna elettorale con tutto l’impegno e la passione che ho. Chiederò un voto per il Pd e la sua coalizione perché davanti abbiamo una destra pericolosa e arginarla è un dovere morale” ma, aggiunge, “partecipando alla Direzione del Pd, alle tre del mattino e con un sms di avviso di qualche minuto – racconta il leader di sinistradem – mi sono trovato candidato nel collegio di Sassuolo”. Quindi l’annuncio: “Ho scoperto di non essere l’unica figura precipitata in quelle terre di antica tradizione e insediamento della sinistra. Soprattutto ho capito che nessuno lo aveva anticipato ai militanti di lassù. A Sassuolo, lo spero, ci sarà un candidato che di quei luoghi si sentirà parte. Molto più di me. Come è giusto che sia”.
In Campania gli eredi di De Mita, De Luca e pure l’uomo delle fritture
In Campania compare in lista il nome di Franco Alfieri, che fu al centro del caso “fritture” da offrire nella campagna per il referendum. E’ confermata la candidatura del presidente del gruppo S&D Gianni Pittella. Piero De Luca, figlio del governatore della Campania Vincenzo, sarà candidato come capolista nel proporzionale e nel maggioritario: alla Camera nel Collegio Campania 2 e nell’uninominale a Salerno. Il fedelissimo di De Luca Franco Alfieri, che fu al centro del caso ‘fritture‘ da offrire agli elettori nella campagna per il referendum costituzionale, è invece candidato nel maggioritario nel collegio di Agropoli, città di cui è stato sindaco. In Campania sarà candidato pure Giuseppe De Mita, nipote di Ciriaco, e nell’uninominale per il Senato a Salerno l’uscente Tino Iannuzzi che ha ottenuto la deroga nonostante abbia superato il tetto di mandati previste dal Pd.
Polemiche in Puglia. Occupata la sede a Taranto
In Puglia, non mancano le polemiche: risultano esclusi diversi parlamentari uscenti tra cui Salvatore Capone, Gero Grassi, Salvatore Tomaselli e Nicola Latorre. Assente anche il deputato tarantino Ludovico Vico, al cui posto nel capoluogo jonico è stato candidato il segretario provinciale di Bari, vicino a Michele Emiliano, scatenando la rabbia degli iscritti tarantini che hanno occupato la sede provinciale del partito. Caos anche per la candidatura di Colomba Mongiello, area Emiliano, in Terra di Bari. Iscritti, segretari di circolo e dirigenti hanno scritto una lettera per protestare contro la sua indicazione al posto di Liliana Ventricelli, espressione del territorio. Tra i confermati vicini al presidente della Regione Puglia ci sono anche Francesco Boccia e Dario Ginefra, che non ha ancora sciolto la riserva sulla sua candidatura. La minoranza umbra boccia la candidatura di Damiano ed è pronta a lasciare Orlando parlando di “percorso locale delegittimato dai vertici”. Il problema sarebbe la mancata candidatura dei senatori uscenti Valeria Cardinali e del ternano Gianluca Rossi. In Veneto, invece, è stata convocata d’urgenza la segreteria regionale “dopo concitate, travagliate e controverse trattative avvenute negli ultimi giorni a Roma per la definizione delle liste e deciderà le linee su cui impostare la campagna elettorale“.
Fuori Crocetta, dentro Illy. Provenzano: “Giornata vergognosa, rinuncio”
In Molise salta la candidatura di Antonio Di Pietro. In Sicilia è fuori Rosario Crocetta. “Nessun risentimento, abbiamo a scelto la politica per servizio. Saremo presenti in campagna elettorale, con il nostro Megafono, nelle piazze di tutta la Sicilia per denunciare il processo di restaurazione in corso e di vera e propria epurazione di ogni dissenso. Faremo un’operazione verità”, scrive su Facebook l’ex presidente della Regione. Restando sull’isola, rifiuta la candidatura Peppe Provenzano: “Stanotte, in direzione del Pd, dopo una giornata gestita in modo vergognoso dai suoi vertici, ho appreso di essere stato inserito nella lista plurinominale di Agrigento-Caltanissetta, al secondo posto (una posizione eleggibile, secondo la segreteria) dopo l’on. Daniela Cardinale, figlia di. Ho ringraziato – scrive su Facebook il vicedirettore dello Svimez, appartenente all’area orlandiana – ma ho declinato”. Durissimo anche l’intervento del leader siciliano dem ed ex assessore regionale, Antonello Cracolici, l’unico a votare “no” in direzione alle liste: “Mi pare che stiamo assistendo alla decapitazione della sinistra e del suo patrimonio di valori. In Sicilia il Pd è diventato un ‘partito autobus’, rappresentato da persone che non hanno una storia nel partito e che vengono da altre esperienze. Un trionfo del trasformismo“. Per Cracolici, ex diessino, “il Pd corre il rischio di diventare sempre di più il ‘partito di Renzi’. Si va verso una personalizzazione. Io faccio parte di coloro che dopo il referendum hanno pensato che la lezione fosse stata compresa – continua – Ho voluto fidarmi di quel che Renzi ha detto, ossia che quel passaggio avrebbe in qualche modo imposto un rafforzamento del ‘noi’ rispetto all’’io’. La pratica, però, non va in questa direzione”.
Lucia Annibali nell’uninominale a Parma. Salta la Chirico
Lucia Annibali, l’avvocatessa sfregiata dall’acido, nell’uninominale a Parma. Confermata la candidatura, annunciata venerdì, dell’ex condirettore di Repubblica Tommaso Cerno: avrà un posto blindato, capolista nel listino proporzionale del Senato. In campo anche la cronista sotto scorta Federica Angeli, minacciata da alcuni esponenti della famiglia Spada, e la giornalista e scrittrice Francesca Barra, che correrà nel collegio uninominale Matera-Melfi della Camera. È la compagna dell’attore Claudio Santamaria e nei mesi scorsi è stata vittima di commenti violenti postati su Facebook da un dipendente della Regione Basilicata. Al contrario sono rimasti fuori all’ultimo momento Annalisa Chirico, giornalista de Il Foglio, Il Giornale e Panorama, e il giornalista molisano Domenico Iannacone, volto di I dieci Comandamenti di Rai 3. Riccardo Illy, ex presidente del Friuli Venezia Giulia, ha invece sciolto le riserve e confermato che sarà candidato al Senato, uninominale, nel collegio 1 del Friuli Venezia Giulia, che va da Trieste a Gorizia e fino al confine tarvisiano con l’Austria
La nottata: Renzi al Nazareno dopo mezzanotte. Minoranze: “Non abbiamo ricevuto l’elenco” – Renzi, dopo vari rinvii della direzione, è arrivato al Nazareno solo dopo la mezzanotte per chiedere di avere ancora pazienza. E lanciare un avvertimento: “Le liste non troveranno la totale condivisione, ma è giusto che un’assemblea democratica possa dare la propria valutazione”. Nelle successive due ore le minoranze hanno partorito una nota congiunta per chiedere che venisse loro concesso tempo per valutare le liste, altrimenti avrebbero valutato di lasciare la direzione. “Dopo ore di attesa e una successione di rinvii non abbiamo ricevuto alcun elenco e, da diverse ore, informazioni di merito sulla proposta che verrà sottoposta al vaglio della direzione. Con tutta la buona volontà che crediamo sia necessaria in un passaggio così importante e delicato è necessario consentire a tutto il partito e alle sue diverse componenti una valutazione serena di una proposta che la lunga gestazione si conferma nella sua complessità”, hanno scritto.
Alle due e mezzo del mattino è comparso il premier Paolo Gentiloni. Al Nazareno c’erano già tutti i ministri Dem. “Abbiamo una straordinaria occasione di recuperare” nei sondaggi grazie anche alle divisioni del centrodestra, ha esordito Renzi. Poi, dopo la lettura dei nomi, la direzione ha respinto la richiesta di Orlando di avere un’ora per valutare i nomi. E’ strappo: la minoranza esce. Le liste sono approvate: ci saranno ventiquattro ore per i ricorsi.