Mondo

L’ultima utopia arriva dal Sahel e non da Davos

Arriva dalla polvere, militarizzata, del Sahel. L’ultima utopia arriva a piedi, in camion, in canotto e in aereo. In Svizzera sono tremila che organizzano la spogliazione del mondo e qui siamo milioni che fanno della sabbia e la polvere il nuovo sentiero dell’utopia. Non la fermerete neanche volendo, né con le armi né coi divieti di sosta della vostra civiltà. Recinti e sofisticati sistemi di controllo non faranno che imprigionare i vostri sogni diventati una merce introvabile nel mercato di beni di consumo globalizzato.

La nostra utopia non si vende e non si arrende. Cambia di itinerario non appena cercate di congelarla negli schemi del mondo che hanno rifiutato di abitare. L’ultima utopia viene dalla polvere e non dal gelo turistico di Davos. L’ultima utopia che attraversa il mondo sono le frontiere da passare. Un’altra maniera di delimitare confini e sovranità di cittadinanze di polvere. La nostra sabbia e la vostra neve che non potranno mai allearsi malgrado gli inviti fatti ai mendicanti delle vostre politiche di aggiustamento. Parlate di disuguaglianze come se non sapeste che di questo sistema siete diventati schiavi.

Vi portiamo scampoli di libertà a caro prezzo e non ve ne accorgete. Pensate che nulla di buono possa arrivare dalla sabbia rimasta tra le scarpe e negli occhi di coloro che di noi arrivano. Quando ci perquisite o ci obbligate a passare non vi rendete conto di quanto è nascosto ai vostri occhi da mercanti. L’utopia è sempre nascosta in mezzo alla polvere. Davos non ha nessuna storia da raccontare ma solo conti da esibire. Parla di creare un avvenire condiviso in un mondo che avete contribuito a fratturare. Non ci interessa il vostro avvenire il cui indirizzo è nelle banche e nelle aree riservate delle città.

Non avete nessun avvenire da proporre se non quello di piazza Affari e l’unico progetto che frattura ulteriormente è quello delle vostre finanze. Veniamo dalla frattura, anzi dall’abisso che avete contribuito a scavare in questi anni di governanza della follia. Siamo l’unica ragionevole possibilità di futuro e lo sapete. Per quanto ci temete e continuate a vivere come se il futuro vi appartenesse per sempre. Il vostro futuro non ci interessa perché vive di un passato che non osate seppellire.

L’ultima utopia non ha l’indirizzo che immaginate. Si trova dove non pensate e si rigenera ad ogni espulsione o ricatto economico. Ha le radici nomadi e cresce con un niente. Abbisogna solamente di polvere per resistere. Vive di niente e scomoda coloro che osino pensare il mondo senza di lei. Un mondo dove i più contano meno e voi avete scelto da quale parte stare ancora prima di andare a Davos. Non vi avrebbero invitati non foste come loro, copie sbiadite e complici del sistema di rapina universale. L’ultima utopia arriva da qui e non la fermerete neanche pagando. Vi passa tra le dita come sabbia e si infiltra dappertutto come polvere sui meccanismi che pensate immortali ed eterni come le vostre leggi.

L’ultima utopia è disobbediente per scelta e non per natura come volete farci credere. Avete voi stessi creato il sistema di carte, barriere, biometrie non degradabili e zone protette negli aeroporti. Ne diventerete le vittime un giorno. Rimpiangerete di averle considerate immutabili. Crolleranno come un castello di sabbia costruito di fretta sulle spiagge dove ci avete abbandonati. Traditi prima ancora di chiedere come e chi ci aveva mandati da voi. L’ultima utopia è quella chiamata migrante. Era difficile ospitarla nei vostri palazzi vietati a quelli come noi. Senza memoria e senza pudore avete chiuso l’ingresso ai commercianti di polvere.

Niamey, Gennaio 018