“Sono disponibile per un posto in parlamento, dove chiederò di andare in Commissione Giustizia”. Mario Mantovani, fedelissimo di Silvio Berlusconi ed ex vicegovernatore della Lombardia, ha le idee chiare e non sembra curarsi dei suoi guai giudiziari: è sotto processo a Milano per corruzione, concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio, è inquisito a Monza per corruzione nell’inchiesta sui rapporti tra politica e ‘ndrangheta ed è indagato, ancora a Milano, in un altro procedimento per peculato e false fatture. Alla cena elettorale della sua corrente – davanti a 600 persone in un ristorante di Buccinasco, cittadina dell’hinterland milanese tristemente nota come ‘la Platì del Nord’ – Mantovani si auto-incensa: “In Regione (dove fu assessore alla Salute fino all’arresto dell’ottobre 2015, ndr) mi sono permesso di offrirvi tre anni di buona sanità”. Poi parla della candidature: “Siamo pronti per un nuovo ciclo”. Obiettivo: portare a Roma tre parlamentari, tra cui se stesso; portare al Pirellone due consiglieri regionali. Il nome del suo comitato elettorale è già un programma: “Amici di Mario Mantovani per la vittoria”. Sulla sua candidatura, osteggiata dai vertici di Forza Italia, deciderà Berlusconi.