Tentata concussione, peculato, omissione di atti d'ufficio, voto di scambio, corruzione. Sono alcuni dei capi di accusa - in ordine sparso - contestati ad alcuni degli esponenti dem finiti nelle liste. C'è il figlio del governatore, l'uomo delle "clientele come cristo comanda". E poi l'ex Idv con contestazione per 42.495 euro di spese indebite
Prima di essere candidato a Napoli come esponente della società civile per un Pd locale devastato da scandali, inefficienze, defezioni e un preoccupante calo di credibilità, Paolo Siani, fratello di Giancarlo Siani, il cronista ucciso dalla camorra nel 1985, ha avvertito Matteo Renzi: “Niente nomi chiacchierati in lista altrimenti sarò costretto a lasciare, ho chiesto che con me ci siano i migliori”. Renzi promise di accontentarlo. Ed al dunque, tra i migliori scelti per affiancare il pediatra napoletano in Campania alle elezioni politiche, ci sono almeno sei tra imputati e indagati per reati contro la pubblica amministrazione e non solo.
A prescindere dalla qualità delle contestazioni, il nome più ‘chiacchierato’ è quello di Piero De Luca. Figlio del Governatore Pd Vincenzo De Luca, imputato per bancarotta fraudolenta per il crac Ifil, società satellite degli appalti del ‘sistema Salerno’ quando il padre ne era sindaco, ‘blindato’ come capolista del collegio plurinominale della Camera a Caserta. Cosa c’entri il rampollo salernitano di una dinasty salernitana – il fratello è assessore a Salerno – con il territorio di Caserta, lo sanno solo Renzi e i renziani. Costretti a digerire il diktat di papà Vincenzo. Piero De Luca è candidato anche all’uninominale della Camera di Salerno. Se dovesse perdere qui, dove il padre impera direttamente o per interposta persona dal 1993, sarebbe una sconfitta clamorosa, di quelle che dovrebbero cancellarti per sempre dalla scena politica. Ed invece c’è il paracadute di Caserta. Simile a quello confezionato per Maria Elena Boschi a Bolzano. Proseguiamo.
Il Pd ricandida il sottosegretario uscente alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro. E’ capolista al plurinominale di Benevento ed Avellino per la Camera. A novembre Del Basso De Caro è stato raggiunto da un avviso di conclusione delle indagini per tentata concussione e voto di scambio. Le accuse derivano da alcune sue intercettazioni col direttore dell’ospedale Rummo di Benevento: presunte pressioni per favorire la carriera della moglie. Poi ci sono altre telefonate con la signora in cui i due discutono di come raccogliere un pacchetto di consensi attraverso un favore a una funzionaria ospedaliera. L’11 dicembre scorso Del Basso De Caro è stato sentito dai pm di Benevento ed ha chiarito le ragioni della sua difesa. Ma l’inchiesta è ancora aperta.
Al numero 2 del plurinominale della Camera di Salerno, dietro il ministro Marco Minniti, il Pd candida il vice sindaco di Salerno Eva Avossa, imputata per abuso d’ufficio nei processi per la realizzazione del Crescent e di piazza della Libertà: era vice anche della giunta De Luca ed anche lei ha firmato le delibere finite sotto inchiesta.
Corrono in collegi uninominali a rischio sconfitta Nicola Marrazzo e Angelo D’Agostino. Marrazzo, consigliere regionale, candidato a Casoria, è imputato per peculato nel processo per la Rimborsopoli della Regione Campania. E’ accusato di essersi appropriato “indebitamente” della somma di 42.495 euro quando militava nel gruppo Idv per spese “non documentate o estranee a finalità istituzionali”. La prossima udienza è fissata il 6 marzo, due giorni dopo le elezioni. D’Agostino, parlamentare uscente di Scelta Civica, è stato piazzato in extremis nel collegio di Avellino città. E’ uno dei 77 rinviati a giudizio nel maxi processo di Roma che proverà a ricostruire il giro di mazzette pagate all’Axsoa da una serie di società interessate a ottenere certificati attestanti il (falso) possesso di alcuni requisiti. Senza i quali non si potevano ottenere appalti pubblici.
Ultimo, ma non meno chiacchierato, l’ex sindaco di Agropoli Francesco Alfieri, candidato all’uninominale nel collegio del Cilento. Attuale capo staff del governatore De Luca, Alfieri è “l’uomo delle clientele come Cristo comanda” citato da De Luca durante il famoso “discorso della frittura di pesce” all’Hotel Ramada di Napoli durante la campagna elettorale per il referendum. Alfieri è imputato a Vallo della Lucania di omissione d’atti d’ufficio per aver lasciato in uso al ‘clan degli zingari’ tre case confiscate e nella disponibilità del Comune di Agropoli. In sostegno alla sua candidatura è stata presentata a Renzi una petizione firmata da 72 sindaci, 113 assessori, 268 consiglieri comunali e 17 segretari di circolo del collegio, rappresentanti il 76% delle amministrazioni locali. Sono stati accontentati.