Sdogana la pedofilia. Il film di Luca Guadagnino, “Chiamami col tuo nome”, candidato a quattro premi Oscar, secondo padre Andrea Cassinelli fa questo. “Quindi il potenziale capolavoro parla di amore omosessuale pedofilo… non male per sdoganare la pedofilia, post valido anche se fosse tra un giovane e una bambina”. Assai avvezzo ai social, quanto diretto nei commenti, sceglie Facebook per scrivere il suo pensiero in merito alla pellicola del regista siciliano e di caratura internazionale.
Un film, girato in gran parte in provincia di Cremona, che narra la storia d’amore tra Elio, 17 anni, e Oliver, 24 anni. Un rapporto tra un maggiorenne e un minorenne, seppur con una differenza di età non così grande. Ciò basta e avanza per spingere padre Cassinelli, bergamasco, ora di stanza a Como e fino alla scorsa estate padre superiore del Santuario della Fontana di Casalmaggiore (Cremona) ad esprimere un giudizio destinato a far discutere.
Un giudizio forte, non estetico né tecnico sulla pellicola, ma che va dritto al suo contenuto e all’argomento affrontato. Probabilmente quella di padre Cassinelli è una delle prime voci critiche che si leva dopo una messe di lodi e apprezzamenti per un’opera cinematografica che ha riportato il cinema italiano nella rosa delle candidature al Miglior Film. Ciò non accadeva dal ’99, da “La vita è bella” di Roberto Benigni. Nel post, quasi ad avvalorare ciò che ha scritto, il sacerdote allega la pagina di Wikipedia relativa alla trama del film: “Nel 1983, una calda estate segna per sempre la vita del diciassettenne Elio (…). L’arrivo di Oliver, ventiquattrenne statunitense, per la sua bellezza e i modi disinvolti, sconvolge la vita di Elio (…)”. La tematica trattata nel film è delicata, e può creare dibattito e divisioni nell’opinione pubblica. Un tema, l’omosessualità, verso cui Hollywood si è dimostrato molto sensibile: lo scorso anno l’Oscar più importante finì a “Moonlight”. Padre Cassinelli, lo avrà visto?