“Renzi? Non gli ho mai creduto. Fu lui a dirmi che mi avrebbe candidato alla Camera, ma Renzi è un serial killer che uccide tutti quelli che non la pensano come lui, altro che delinquente seriale. E quindi ero tra quelli da eliminare”. Così a Tagadà (La7) l’ex presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, si pronuncia sulla sua mancata candidatura alle prossime elezioni politiche. “Con Renzi non mi sono sentito” – continua – “Lui non si sente con nessuno. Quando ero presidente della Regione, lo chiamavo per cose urgenti, come una catastrofe o una alluvione, e lui regolarmente non mi rispondeva al telefono. E’ fatto così, non risponde a nessuno. Io so solo che vengo da un partito che candidava simboli dell’antimafia e figli delle vittime di mafia. Oggi non c’è nessun esponente del genere candidato nelle liste di Renzi”. “Ma queste sono questioni personali, non strumentalizzi queste cose”, protesta Mario Lavia, ex direttore dell’Unità online. “Renzi è il lato B di Berlusconi” – rincara Crocetta – “e sta facendo diventare il Pd il lato B di Forza Italia. Renzi è uno che decide da solo”. “Ma cosa dice?” – ribatte Lavia – “Dice così perché Renzi non l’ha candidata”. “E’ Renzi che non ha mantenuto i suoi impegni con me” – risponde Crocetta – “E questo testimonia la sua slealtà. A me non frega niente di non essere candidato. Io non mi auguro affatto la sconfitta del Pd alle elezioni, ma è inevitabile. E’ un partito irriconoscibile. I candidati sono tutti raccomandati e in Sicilia tutti figli del vecchio sistema. Alcuni nomi sono molto imbarazzanti. Mica vado a fare la campagna elettorale per soggetti che rappresentano sindaci che hanno devastato il territorio di Agrigento o che hanno padri coinvolti in inchieste di mafia“. “Se Crocetta fosse stato candidato, oggi direbbe che Renzi è uno statista. Siccome non lo ha candidato, dice che è un serial killer”, commenta Lavia. Crocetta risponde: “Sì, vabbè. Non è mica detto che avrei accettato la candidatura in liste Pd dove ci sono certi personaggi. Vengo da un partito dove c’era Enrico Berlinguer e siamo finiti a un partito guidato da un personaggio che non accetta alcun pensiero plurale che non sia quello dei suoi vassalli”
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