Il progetto è stato realizzato da un gruppo di studenti dell'università di Eindhoven. Si tratta di un'elettrica che pesa solo 310 kg ed è in grado di ospitare 4 passeggeri. Per ogni auto realizzata ci vogliono 300 metri quadrati di terreno coltivato
“Per fare il tavolo ci vuole il legno. Per pare il legno ci vuole l’albero. Per fare l’albero ci vuole il seme”. Chissà, cosa penserebbero Gianni Rodari e Sergio Endrigo di Lina, auto elettrica costruita con lino e barbabietola: si tratta del progetto realizzato da un gruppo di studenti olandesi dell’università di Tecnologia di Eindhoven, che hanno messo a punto una carrozzeria biodegradabile costituita di materiali di origine vegetale. Questa vetturetta è progettata per gli spostamenti urbani: l’abitacolo può accogliere 4 passeggeri, mentre la velocità massima di 80 km all’ora.
“Abbiamo applicato una combinazione di materiali e plastiche a base biologica per creare il telaio dell’auto”, ha dichiarato Yasmin Amel Gharib, 22 anni. “Il bio composito è fatto di lino, una pianta che può essere coltivata in qualsiasi clima temperato. L’anima a nido d’ape è invece prodotta a partire dall’acido polilattico, una bioplastica ricavata interamente da barbabietole da zucchero”. E, al momento della rottamazione, la scocca e gli interni possono essere riciclati.
Più nel dettaglio, la costruzione sfrutta una struttura composita all’avanguardia: le lamine di biomateriale fatte coi derivati del lino sono tenute insieme da un’anima a nido d’ape prodotta con acido polilattico. L’esito finale è sorprendente: il materiale, leggero e resistente, contribuisce a limitare il peso del veicolo ad appena 310 kg. Solo le ruote e i sistemi di sospensione non sono fatti di materiali a base biologica.
Tuttavia l’indeformabilità del materiale stesso non consentirebbe a Lina di superare i crash-test, che invece necessitano di zone di deformazione programmata del veicolo. Certo, per produrre le “lamiere vegetali” serve complessivamente tanta energia sia per la coltivazione/raccolta che per la lavorazione tecnica: tuttavia il bilancio diventa positivo se si considera l’anidride carbonica assorbita dal lino durante la sua crescita (anche se per ogni auto servirebbero 300 mq di terreno coltivato).
In ogni caso il progetto è fecondo, prova ne è che pure Ford sta studiando la bioplastica per gli interni delle proprie auto a partire dagli scarti di lavorazione dell’agave. “Sappiamo che il materiale innovativo che abbiamo sviluppato è adatto a qualcosa di più delle sole automobili, quindi speriamo che le persone utilizzino le nostre conoscenze per un futuro bio-based”, sostiene Yasmin Amel Gharib.