Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che a febbraio andrà un po’ in letargo per via dell’esplosione del Renzusconi tour. Altre considerazioni.
1. Donadoni si lamenta e Donadoni ha ragione a prescindere: Egli è ontologicamente nel giusto, giacché è in sé la ragione. Ciò detto, tra un’intuizione vivida e una lagnanza plumbea, il Che Gue Sarri imperversa col suo collettivismo del proletariato. Rimonta un gol al Bologna, pesca un rigore di frodo e poi assiste alla magnificenza pressoché continuativa del Divino Dries. Il Napoli ha avuto la forza di non smarrirsi dopo la sconfitta nello scontro diretto con la Juve. Non era scontato. E può fare la differenza.
2. Inutile parlare delle vittorie della Juve con chi sta dall’ottava posizione in giù. Non fanno notizia. Sono scontate. Inevitabili. Ineluttabili. Come la vita. Come la morte. O come Nardella, che racchiude in sé lo yin e lo yang.
2 bis. Nardella c’era già prima dell’Homo Sapiens. Prima dell’Uomo di Cro Magnon. C’era persino prima del Big Bang. Di più: Nardy è il Big Bang. E si vede.
3. La forza dell’Inter è tale da trasformare un pareggio di smisurata mestizia con la Spal in trionfo, guadagnando con ciò un punto sulle due romane: è così che si entra nella storia. Solita prestazione esteticamente tremebonda, ma Severgnini parlerà anche stavolta di “coraggio indomito” e “senso italico del sacrificio”. Candreva in stato di forma orfinico. Si vola.
3 bis. I nerazzurri del Marchiano Spalletti non vincono dal governo Adone Zoli del ‘57, ma restano ben saldi in zona Champions League. Decisivo il possesso palla di Pucci. Avverto torcida nell’aria. #epicpaloschi
4. E anche quest’anno la Roma si è sconfitta da sola. Un minuto di silenzio a chi mi augurò ogni male per aver osato scrivere ad agosto che i giallorossi non solo non avrebbero mai vinto nulla, ma che non erano per niente così superiori all’Inter (e alla Lazio). Era tutto prevedibile come una cazzata di Sgarbi. Buona fortuna a Di Francesco: è un galantuomo.
5. Per sessanta minuti si è visto il miglior Milan della stagione. Vittoria inattesa ma da non sopravvalutare troppo, quella con la Lazio. Onore e gloria a Gattuso, a cui voglio bene e che sta andando oltre se stesso. Sia dunque Lode. E Calabria sa fiammeggiare. Resta però una vittoria fortunosa, frutto di un gol irregolare (di cui nessuno si era accorto in diretta) e di non poco sfintere benevolo nella ripresa. Quel che il Milan si è visto togliere all’andata dalla sorte, sta tornando in queste ultime settimane. Ma i problemi restano. Sarebbe già “eroico” arrivare sesti. E moriremo tutti.
6. Ormai il Var conta meno di Cuperlo.
7. Credevo che non potesse esserci nulla di più antiestetico della Santanché coi bigodini prima di UnoMattina. Poi ieri ho visto la Fiorentina col Verona. E ho quasi avuto voglia di rivalutare Daniela.
7 bis. Ho detto “quasi”.
8. Atalanta naturalmente sontuosa. Torino rilanciato da Lacrima Mazzarri. Contumelie & vessazioni per il Benevento. Genoa disgregato. Sampdoria mirabile. Pareggio agrodolce per Crotone e Cagliari. Oddo regna con cupidigia sorniona, nonché vagamente crassa.
9. Arbitri in giornata andrearomanica, ma parlare di arbitri mi grattugia oltremodo le palle. Parliamo d’altro: della candidatura di Francesca Barra nel Pd renziano, per esempio.
9 bis. No, non parliamone. Neanche per esempio.
10. Se Massimo Mauro fosse un giornalista, sarebbe Mario Lavia. Quindi non sarebbe un giornalista.