Il presidente russo replica all'ex capo del laboratorio antidoping di Mosca che con le sue rivelazioni ha contributo all'esplosione dello scandalo doping. Il suo avvocato ha parlato al fatto.it: "È ormai chiaro che il Cremlino non solo aveva ordinato ma anche finanziato l’imponente macchina dopante". E ha aggiunto: "La nazionale di calcio era tra i beneficiari"
Vladimir Putin risponde a Grigory Rodchenkov, la talpa dell’agenzia mondiale antidoping che con le sue rivelazioni ha contributo all’esplosione dello scandalo doping che ha travolto lo sport russo. Secondo l’ex capo del laboratorio antidoping di Mosca, il presidente russo “non avrebbe mai potuto negare di essere a conoscenza del sistema per occultare i casi di doping”. “Rodchenkov è un imbecille con evidenti problemi”, è la replica di Putin. “È evidente che questa persona è nei guai con la legge“, dice all’agenzia di stato Tass. Ma Rodchenkov, tramite il suo avvocato James Walden, ha fatto anche un’altra rivelazione a Ilfattoquotidiano.it: “La nazionale di calcio russa era tra i beneficiari del sistema di doping istituzionale”. Un’accusa che arriva a poco più di quattro mesi dal fischio d’inizio dei Mondiali organizzati proprio in Russia.
“Tutto è basato sulle dichiarazioni di quest’uomo a cui difficilmente può essere data fiducia“, è l’opinione di Putin. Per il presidente russo, Rodchenkov “era stato coinvolto in attività illegali e andava rinchiuso in carcere“. Il Cremlino ha definito “infondate” le accuse su un coinvolgimento di Putin nel programma di doping di stato in vista dei Giochi Invernali di Sochi del 2014. “È solo una calunnia, non ha una prova per sostenerlo”, ha dichiarato il portavoce Dmitry Peskov. “Invece è ormai chiaro a tutti che il Cremlino non solo aveva ordinato ma anche finanziato l’imponente macchina dopante russa”, aveva spiegato Waden a Ilfattoquotidiano.it.
Rodchenkov è stato l’ideatore della miscela dopante di cui hanno fatto uso oltre mille atleti russi tra il 2011 e il 2015. “Quello stesso anno, all’uscita delle prime indiscrezioni, ha capito immediatamente che la Russia lo avrebbe additato come unico responsabile”, ricorda l’avvocato Walden. Dopo aver ricevuto minacce di morte ha abbandonato il proprio Paese per trovare rifugio negli Stati Uniti, dove al momento è sotto il programma di protezione testimoni.
Lo scandalo doping ha causato l’estromissione da parte del Comitato Olimpico degli atleti russi dalle competizioni internazionali e della sospensione della Federazione russa da parte dell’Agenzia internazionale antidoping. Il dicembre scorso il Comitato Olimpico Internazionale ha vietato la partecipazione alle prossime Olimpiadi invernali in Corea del Sud ai soli atleti trovati positivi dall’Ama e non alla Russia in quanto federazione sportiva. E ha imposto l’utilizzo durante l’intera competizione olimpica di una dicitura e di una bandiera neutrali. “Sono dell’opinione che il Cio e la Russia abbiano chiuso un accordo privato che apparisse severo dall’esterno ma più che accettabile per la Russia stessa”, ha affermato a ilfattoquotidiano.it sempre Waden.
Gli atleti russi, infatti, gareggeranno a PyeongChang con ‘Atleti olimpici di Russia‘ riportato sulle proprie divise: “Una dicitura che è tutto fuorché neutrale e probabilmente sarà anche concesso loro di partecipare alla cerimonia di chiusura sotto la bandiera del proprio Paese. La differenza tra il pugno di ferro utilizzato con il Kuwait e il guanto di velluto nei confronti della Russia è un chiaro segnale di mancanza di giustizia all’interno del Comitato olimpico internazionale”, ha commentato l’avvocato di Rodchenkov.