Durante le gestioni di Roberto Maroni e Matteo Salvini la Lega ha incamerato, riutilizzato e messo al sicuro dai sequestri con vari artifici i rimborsi-truffa ottenuti da Umberto Bossi e dal tesoriere Francesco Belsito. Secondo quanto scrive Il Secolo XIX, è questa l’ipotesi della Procura di Genova che ha aperto un’inchiesta per riciclaggio sul Carroccio. L’indagine, al momento a carico di ignoti, nasce dall’esposto presentato a dicembre da Stefano Aldovisi. L’ex revisore contabile condannato per il raggiro sui rimborsi elettorali sostiene che le gestioni di Maroni e Salvini abbiano utilizzato volontariamente e in parte occultato alcuni milioni dalla provenienza indebita. In altre parole, nell’opinione dei pm, quei soldi sono stati travasati attraverso conti e banche diverse, al fine di metterli al riparo da possibili sequestri. “L’inchiesta di Genova è fondata sul nulla e come altri ricorsi finirà nel nulla”, ha replicato Salvini. “Chiunque dica o scriva a sproposito di soldi che la Lega non ha e io non ho mai visto – dice ancora Salvini – verrà querelato e sarà un giudice a decidere. Sono assolutamente tranquillo ma adesso iniziamo a denunciare chi diffama”. 

video di Manolo Lanaro

Come spiega Il Secolo XIX, tutto comincia nel luglio scorso. Pochi giorni dopo che le condanne del Tribunale di Milano, Bossi, Belsito e tre ex revisori contabili del partito (tra cui Aldovisi) vengono condannati anche a Genova, dopo che nel capoluogo ligure era arrivato per competenza lo stralcio d’indagine dalla Lombardia. Il tribunale genovese dispone anche la confisca di 49 milioni di euro dai fondi della Lega: un sequestro conservativo per evitare che quella cifra, una stima del danno alle casse pubbliche, sparisca prima della Cassazione. Si arriva a settembre e quando viene eseguita la confisca dei beni del partito Salvini grida al complotto e parla di “attacco alla democrazia”.

In realtà sui conti del Carroccio vengono trovati e bloccati dalla Guardia di Finanza circa 2 milioni di euro. Per questo, scrive il quotidiano ligure, vengono congelati i beni anche dei singoli imputati, compreso Aldovisi. L’ex tesoriere non ci sta a vedersi bloccati i suoi soldi e denuncia che la Lega avrebbe messo al sicuro il tesoro. Come mai nei conti vengono trovati un paio di milioni, a fronte di “un bilancio che al 31 dicembre 2012 era in attivo di 47 milioni di euro?“, scrive Aldovisi nell’esposto riportato da Il Secolo XIX. Durante l’era Maroni, “19,8 milioni di euro in liquidità e titoli sono stati trasferiti dalla filiale Unicredit di Venezia alla sede di Banca Aletti a Milano, per essere messi in sicurezza”, sostiene l’ex tesoriere. Poi con Salvini, il secondo passaggio: un presunto travaso fra i conti della vecchia Lega e Noi con Salvini. L’attuale tesoriere, Giulio Centemero, smentisce: “Pronti a dimostrare che non ci sono stati movimenti finanziari sospetti”.

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