Roma Capitale da oggi ha un nuovo Statuto. Con 27 voti a favore e 6 contrari, l’assemblea capitolina ha dato il via libera alle modifiche che portano come prima firma quella del consigliere M5S Angelo Sturni. L’amministrazione di Virginia Raggi ha introdotto nuovi elementi di democrazia diretta che si ispirano al “modello del Parlamento inglese”. Ma ha anche ridotto dal 50 al 40% la percentuale minima di donne in giunta, proposta che la scorsa primavera aveva fatto insorgere le opposizioni. Nel vecchio Statuto si prevedeva che “tra i nominati è garantita la presenza, di norma in pari numero, di entrambi i sessi (50%-50%)”. Dopo la modifica si torna alla previsione della legge Delrio, in base alla quale è sufficiente un 40% di quote rosa. Inoltre non compare più la commissione delle Elette, che con l’entrata in vigore delle nuove norme viene sostituita dalla commissione Pari Opportunità e di cui potranno far parte anche consiglieri maschi.
Tra le altre novità introdotte con la delibera approvata in Aula Giulio Cesare in terza seduta c’è l’introduzione di nuovi strumenti come il bilancio partecipativo, il referendum propositivo accanto a quello consultivo e abrogativo, la sperimentazione di tecnologie telematiche o informatiche per il voto dei referendum, l’abrogazione dei quorum sempre negli stessi. “Il nostro sogno è che i cittadini di Roma possano, con internet, uno smartphone, votare in modo cadenzato (una volta al mese o ogni due mesi) previa informazione, quelle che sono le scelte più importanti della città”, ha spiegato Sturni. “Questo è per quanto riguarda ciò che non è vincolante. Per i referendum invece abbiamo previsto il voto elettronico in cabina elettorale”.
Non è la prima volta che la modifica dello statuto, a prima firma del presidente della commissione Riforme Istituzionali Sturni, viene trattata in Aula Giulio Cesare. La delibera non raggiunse alla prima votazione dell’11 gennaio i due terzi dei voti favorevoli necessari per passare in prima battuta. Per questo motivo, successivamente, è stata riproposta in due sedute successive, l’ultima delle quali martedì pomeriggio, raggiungendo in entrambi i casi la maggioranza assoluta dei voti utili all’approvazione.
Martedì l’Aula, presieduta da Marcello De Vito, ha proceduto direttamente al voto, senza discussione, ma nelle precedenti riunioni erano emerse chiaramente le posizioni divergenti di maggioranza e opposizione, Pd in primis. Polemiche erano arrivate dai dem secondo cui mentre il testo originario “garantiva un’equa rappresentanza di uomini e donne” in giunta, con le nuove norme si fa “un notevole passo indietro“. “Ci potremmo ritrovare anche giunte con più donne”, aveva replicato Sturni. Il presidente della commissione aveva anche spiegato che per tutti e tre i tipi di referendum ora previsti “si abolisce il quorum”, ma “serviranno sempre 30 mila sottoscrizioni per presentare le proposte”. Le modifiche allo statuto prevedono anche la sperimentazione di tecnologie telematiche o informatiche nel voto, come appunto il voto elettronico in cabina.