Presi a martellate da un migrante. Dopo l’incendio che ha provocato la morte di una ragazza nigeriana, la giornalista Dominella Trunfio e il fotoreporter Franco Cufari erano andati alla tendopoli di San Ferdinando (in provincia di Reggio Calabria) per realizzare un servizio per la trasmissione “L’aria che tira” quando sono stati aggrediti da uno dei lavoratori stagionali intento a ricostruire la sua baracca.
Il migrante, innervosito dalla telecamera, si è scagliato contro Cufari tentando di colpirlo alla testa con il martello. Accortasi del pericolo, prima che il fotoreporter venisse colpito, la giornalista di La7 è accorsa in aiuto del collega riuscendo a togliere il martello dalle mani del migrante facendolo cadere.
L’aggressore si è però rialzato e ha afferrato la mano di Dominella Trunfio rompendole un dito. Mentre avvertivano la polizia, in un secondo momento, i due giornalisti sono stati aggrediti da altri migranti che hanno iniziato a lanciare pietre. Cufari e Trunfio a quel punto si sono barricati in auto e si sono recati dai carabinieri per sporgere denuncia.
“È solo grazie all’intervento tempestivo di Dominella, precipitatasi in mio soccorso, che ho potuto evitare il peggio – ha affermato Franco Cufari al sito giornalistitalia.it –. Posso dire, senza esagerare, che mi ha salvato la vita”.
Il segretario generale aggiunto della Fnsi Carlo Parisi ha parlato di “una vicenda triste”: “I migranti non volevano riflettori puntati su di sé, probabilmente per nascondere un soggiorno da clandestini nel nostro Paese. Non si spiegano altrimenti gesti così violenti, come una martellata e il successivo lancio di pietre, contro i giornalisti che spesso rappresentano la salvezza per molti extracomunitari, regolari, che nella Piana di Gioia Tauro vengono sfruttati nel silenzio più assoluto. Sono i giornalisti ad accendere una luce sulle loro condizioni, talvolta al limite della decenza umana, e a dar loro una voce fin troppo negata”.
Carlo Parisi e il responsabile della legalità per l’Fnsi Michele Albanese esprimono “ai colleghi tutta la solidarietà nella convinzione che non saranno una martellata o un lancio di pietre, pur con la paura che sicuramente ne deriva, a fermare il lavoro di chi, come Dominella Trunfio e Franco Cufari, la vita dei migranti in Calabria la racconta da anni, con tutte le difficoltà che ne conseguono”.
“Bene hanno fatto i colleghi a denunciare l’accaduto alle forze dell’ordine – concludono Parisi e Albanese – Accanto alla vicinanza e alla tutela garantita ai giornalisti dagli organismi di categoria, sia a livello regionale che nazionale, ci sono e ci devono essere il supporto e la vigilanza delle forze preposte a garantire la sicurezza e l’incolumità degli operatori dell’informazione e dell’intera comunità”.