Nuove sanzioni contro la Russia, al momento, non sono necessarie ma la Putin list è già pronta. L’ha messa a punto il Dipartimento del Tesoro e contiene i nomi degli oligarchi e dei politici vicini al presidente russo che potrebbero essere colpiti dalle nuove misure previste dalla legge approvata dal Congresso per punire le interferenze che sarebbero state esercitate da Mosca sulle presidenziali del 2016. Nella lista stilata a Washington figurano 210 nomi, di cui 114 membri della classe dirigente e 96 oligarchi. Fra questi ultimi altri Roman Abramovich, il fondatore del colosso industriale Oleg Deripaska e l’uomo d’affari Vladimir Potanin.
Tra i destinatari figurano, poi, molti uomini dell’entourage politico di Putin, fra i quali il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, vari consiglieri e diversi membri del Gabinetto del leader del Cremlino tra cui il premier Dmitri Medvedev, il ministro della Difesa Sergey Shoygu, il ministro dello Sviluppo economico Maksim Oreshkin il ministro dell’Energia Aleksandr Novak e quello dello Sport Pavel Kolobkov. L’elenco include gli amministratori delegati di Gazprom e Rosneft, Aleksey Miller e Igor Sechin. Una lista che per il vice primo ministro russo è solo una sorta di rubrica telefonica: “Devo essere per forza in questa lista in quanto membro del governo – ha detto Arkady Dvorkovich, inserito nella lista insieme ad altri membri del governo russo – Monitoreremo la situazione: questa lista assomiglia a una rubrica, un ‘chi è chi’ nella politica russa”.
Per ora, tuttavia, la Casa Bianca non ravvisa l’esigenza di nuove misure: “Abbiamo informato il Congresso che la legge e la sua attuazione stanno funzionando come deterrente nelle vendite riguardanti la difesa. Da quando è entrata in vigore, stimiamo che i governi esteri hanno abbandonato i previsti acquisti o gli annunci di acquisti di miliardi di dollari” di apparecchiature di difesa della Russia, ha fatto sapere la portavoce del Dipartimento di Stato, Heather Nauert.
Una dichiarazione che segnala così che l’amministrazione non intende attuare nuove sanzioni nell’ambito della legge approvata dal Congresso e firmata controvoglia da Donald Trump in agosto. “Data la lunghezza dei tempi generalmente associata a importanti accordi di difesa, i risultati” prodotti dalla legge “stanno diventando chiari solo ora. Da questo punto di vista, se la legge funziona, sanzioni su specifiche entità o individui non saranno imposte perché la normativa sta, di fatto, funzionando come deterrente“.