Se l’Italia è messa peggio della Grecia, il prelievo forzoso è un tema attuale? “La questione non esiste”. E se lo dice Giuliano Amato c’è da crederci. Fu il suo governo del resto che nella notte fra il 9 e il 10 luglio 1992 mise le mani nei conti correnti degli italiani prelevando forzosamente il 6 per mille su tutti i depositi bancari. Un decreto legge urgente che gli italiani ricordano molto bene. Il motivo? La lira era sotto attacco speculativo e l’obiettivo era evitare che la moneta uscisse dal Sistema monetario europeo (Sme). Altri tempi, certo. Ma di sicuro non più facili di quelli attuali tracciati nei giorni scorsi da Amato nel corso di un incontro romano organizzato dallo studio legale Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners per presentare il volume The World in 2018 di Nomisma curato da Andrea Goldstein e Julia K. Culver.
Nonostante il recupero della crescita in Europa, “mai gli esperti sono stati più guardinghi sul futuro”, ha spiegato Amato che ha evidenziato almeno quattro motivi di preoccupazione per il futuro del Vecchio Continente. Il primo è il fatto che gli strumenti utilizzati tradizionalmente per l’analisi del ciclo economico potrebbero non essere in grado di intercettare eventuali shock. Il secondo va dalle turbolenze politiche fino al rischio di guerre, il terzo è l’innovazione che se in futuro creerà posti di lavoro, “nell’immediato li distrugge”. Ed il quarto è il “discontent”, quel sentimento che logora chi non riesce ad ottenere benefici dall’economia. “Ci sono persone che quando arrivano a lavorare si accorgono che il loro stipendio non è sufficiente a vivere e quindi sono scontenti”, ha spiegato l’ex premier. Almeno però, secondo Amato, in Europa c’è ormai la consapevolezza che non si possono risanare i debiti senza tener conto dell’impatto su economia e imprese perché “è sbagliato”.
Certo per il futuro dell’Italia sarà centrale il nuovo governo. Ma come sarà composto? “Una volta quando si giocava al Totocalcio, nelle partite complesse si mettevano le tre opzioni 1, 2 e X. Per l’Italia le tre opzioni non bastano. Ce ne sono quattro”, commenta Amato richiamando l’ipotesi di un governo del presidente alla ricerca di maggioranze parlamentari o di un esecutivo di centrodestra alla continua soluzione dei contrasti interni. O magari di un’intesa trasversale Forza Italia e Pd o infine un governo a 5 Stelle. “Tutto dipende dalle forze dei partiti non populisti e dal fatto che trovino al loro interno la forza di fare quello che devono. Se no, nella migliore delle ipotesi, capiterà come in Grecia dove il più credibile è stato Syriza che era il meno credibile”. E se intanto in primavera salissero i tassi d’interesse? “Come se la potrebbero cavare i Paesi con un debito sopra il 100%? Quali divari si verrebbero a creare?”, si è domandato legittimamente Amato. Difficile dirlo, perché di certo non basterebbe un prelievo una tantum ad invertire la rotta.
Aggiornato da Redazioneweb il 31/01/2018 alle 19.07