E’ un ex magistrato “quasi piduista”, già avvocato di Licio Gelli, il candidato numero uno di CasaPound nel Lazio. La punta di diamante di una lista che, a livello nazionale, consegna al possibile ingresso in Parlamento – fra gli altri – una persona condannata per aggressione, un’altra per resistenza aggravata e lesioni, un economista “complottista” (per sua stessa ammissione) e la campionessa di voti di Ostia amica di Roberto Spada, a processo per l’aggressione ai giornalisti di Nemo Daniele Piervincenzi e il film-maker Edoardo Anselmi. Oltre, come prevedibile, a diversi nostalgici del Ventennio e ammiratori di Benito Mussolini. La tartaruga di estrema destra, per la prima volta nella sua storia decennale, è riuscita a presentarsi in tutti i collegi d’Italia e – sondaggi alla mano – promette di fare il proprio ingresso in Parlamento sfondando il muro del 3%. Una truppa di parlamentari neri, nazionalisti e antieuropeisti, pronti a portare istanze e metodi tipici dell’estrema destra fra le mura di Montecitorio e Palazzo Madama.
Sinagra, dal colonnello Olivera al dem Crisafulli – Fa sensazione, in questo contesto, trovare fra i candidati il nome di Augusto Sinagra. Docente di diritto delle Comunità europee presso la Sapienza di Roma, il “professore” è noto, in realtà, per essere stato l’avvocato difensore di Licio Gelli, il “Venerabile” della P2. E proprio alla loggia massonica – che negli anni ‘70 ospitava molti dei presunti cospiratori pronti a organizzare un golpe fascista di stampo sudamericano in Italia – Sinagra si era iscritto con la tessera 2234, anche se ufficialmente non vi è mai entrato in quanto “sequestrarono le liste prima della mia iniziazione”. Nella sua carriera di avvocato, il docente – console onorario della Repubblica turca di Cipro – vanta anche il mandato di legale del governo turco nel caso Ocalan e la difesa di alcuni colonnelli argentini vicini al dittatore Jorge Rafael Videla, fra cui il torturatore Jorge Antonio Olivera. Proprio Olivera fu scarcerato clamorosamente nel 2000 dalla Corte d’Appello di Roma in seguito alla presentazione di un certificato rivelatosi poi falso. Fra le altre cose, Sinagra è stato rinviato a giudizio l’ottobre scorso nell’ambito di un’inchiesta per calunnia ai danni dell’ex procuratore di Enna, Calogero Ferrotti, a sua volta conseguenza di un’indagine sulla facoltà di Medicina in lingua rumena di Enna ideata dall’ex senatore del Pd, Vladimiro Crisafulli. Proprio Sinagra e Crisafulli sono stati rinviati a giudizio insieme, in quanto rispettivamente legale e patron della Fondazione Proserpina che gestiva l’università.
Chiaraluce: “Lady Ostia” ci prova – Dall’esperienza dello storico 9% di Ostia, invece, arriva la candidatura di Carlotta Chiaraluce, già “lady preferenze” – seppure non eletta – in Campidoglio nel 2016. Chiaraluce è la compagna di vita e di politica di Luca Marsella, distintosi per il risultato elettorale di novembre nel Municipio già sciolto nel 2015 per infiltrazioni mafiose. Su entrambi, però, sono calate le polemiche a causa di un’amicizia mai troppo nascosta con Roberto Spada, arrestato pochi giorni fa insieme ad altri esponenti dell’omonimo clan – capeggiato dal fratello Carmine – con l’accusa di essere ai vertici di un’associazione a delinquere di stampo mafioso, sebbene già al 41bis all’indomani dell’aggressione al giornalista di Nemo, Daniele Piervincenzi. “Robertino”, alla vigilia del primo turno delle elezioni municipali, pubblicò un post su Facebook con endorsement al partito della Tartaruga. Sebbene la chiusura dei profili social di Spada da parte dell’Autorità giudiziaria abbia portato anche alla rimozione delle conversazioni pubbliche con Marsella e Chiaraluce (insieme nella foto a destra), i contatti sono stati confermati e, in qualche modo, censurati anche dal leader nazionale di CasaPound, Simone Di Stefano (nella foto a sinistra). Il candidato premier, in un’intervista del 12 novembre scorso a Lucia Annunziata, ha infatti definito “sconvenienti” i rapporti fra gli esponenti del partito di estrema destra e l’allora reggente del clan, pur difendendo la “buona fede” dei due (che non sono sfiorati da alcuna indagine in merito).
Ex Msi, Fdi e Lega: arrivano i neri – La crescita di CasaPound sembra aver spinto alcuni esponenti di centrodestra a lasciare i rispettivi partiti e movimenti, per cavalcare la spinta neofascista del movimento fondato da Gianluca Iannone. E così, oggi troviamo candidato in Lombardia, ad esempio, Daniele Contucci, il “poliziotto anti immigrati” che solo un anno e mezzo fa correva con Fratelli d’Italia per il Campidoglio, raggranellando appena 300 voti. Dalla Lega Nord, invece, proviene Luciano Vescovi, ex sindaco di Cividate al Piano, mentre sempre da Fratelli d’Italia arriva Roberta Capotosti, salita agli onori delle cronache quando, da consigliera provinciale di Milano, si esibì il 29 aprile 2014 in un discusso saluto romano al “Presente!” gridato durante la commemorazione in ricordo di Sergio Ramelli, Enrico Pedenovi e Carlo Borsani. Ancora, a Cassino l’ex consigliere comunale (per 13 anni) e provinciale di Frosinone, l’imprenditore Maurizio Rossi, per anni iscritto a Alleanza Nazionale, ha fatto storia per aver eretto una statua di Mussolini in un piazzale acquistato dalla sua ditta di pneumatici. In tutto questo mentre, sui social network, vanno per la maggiore le teorie complottiste e antieuropeiste di Marco Mori, economista candidato in Liguria, su cui CasaPound punta moltissimo. Chiudono l’elenco Filippo Castaldini, di Trento, condannato a maggio 2017 in seguito all’aggressione ad alcuni militanti di sinistra, e Francesco Amato, responsabile Sport di Casapound, condannato l’11 dicembre 2017 a 3 anni a 7 mesi per resistenza aggravata e lesioni durante gli scontri con la polizia a Casale San Nicola del 17 luglio 2015. Lo stesso Simone Di Stefano il 16 dicembre 2013 fu condannato a tre mesi di reclusione per furto aggravato e al pagamento di una multa di cento euro in relazione al furto della bandiera europea avvenuto il 14 dicembre nel corso di un blitz nella sede dell’Ue a Roma.