“Nessuna corsia preferenziale per gli alloggi agli impiegati Ema, non sarebbe corretto verso gli altri”, l’assessore alle Attività produttive del comune di Amsterdam, Udo Kock, è stato categorico nel tentativo di spegnere le polemiche che da mesi divampano in Olanda a proposito dell’arrivo dell’Agenzia del Farmaco. Già perché non tutti hanno esultato per l’operazione, un successo dei partiti liberali VVD e D66, e soprattutto personale del premier Mark Rutte e della sua vice Kasja Ollongren. Non esulta, ad esempio Erik Flentge, consigliere comunale del partito socialista SP che da settimane è il volto della protesta dell’”Amsterdammer medio”, l’uomo comune, costretto a mesi o anni di calvario in uno dei mercati immobiliari più inespugnabili d’Europa e stufo dell’invasione permanente di turisti ed “expat”. Udo Kock e il suo partito, che nella capitale è partner di coalizione dei socialisti, con le elezioni amministrative alle porte sono corsi ai ripari: gli impiegati Ema saranno aiutati da un team ad hoc di Amsterdam Inbusiness l’agenzia comunale per i lavoratori stranieri, dice l’assessore, ma loro premura sarà soprattutto proporre alternative alla capitale ha affermato in risposta ad un interrogazione del Partito Socialista. Non solo quandi la sede finale non sarà pronta per tempo, ma per i dipendenti trovare casa sarà impegnativo.
“Chi vive a Londra è abituato a lunghi spostamenti con i mezzi pubblici, da Amsterdam in un’ora e mezza sei in Germania”, ha spiegato l’assessore suggerendo di “estendere il concetto di Amsterdam” oltre i suoi confini amministrativi. Cosi, pur avendo ammesso che non tutti i dipendenti dell’Agenzia probabilmente troveranno alloggio in città ha indicato di guardare oltre, a comuni limitrofi quali Almere, Zandaam, Alkmaar o addirittura fino a L’Aja e Rotterdam che distano rispettivamente 36 chilometri e oltre 50. Insomma per l’assessore, Amsterdam è dove uno la vede. Chiss° cosa diranno i dipendenti Ema, rassicurati per settimane sulla transizione morbida da un lato all’altro della Manica, quando capiranno che alla precarietà nella sede di lavoro dovranno aggiungere anche i disagi per l’alloggio; un po’ come, se avesse vinto Milano e i dipendenti fossero stati costretti a trasferirsi a Pavia, Bergamo o Como.
Ma la questione abitativa si trascina un altro nodo: dove studieranno i figli dei dipendenti? Ad Amsterdam, anche in questo caso, non ci sono posti sufficenti nelle scuole internazionali per accogliere immediatamente i 500 bambini che arriveranno al seguito delle famiglie e anche in questo caso, la capitale spera di mettere una toppa con l’aiuto delle scuole per stranieri di altre città. I dirigenti delle scuole internazionali di Bergen, 50 chilometri a nord di Amsterdam e de L’Aja andranno a Londra nelle prossime settimane per parlare con i dipendenti Ema e proporre i loro istituti in alternativa alle scuole della capitale.
E dalle questioni che riguardano i 900 si torna a quelle di tutti: l’Ema porta lavoro e soprattutto visitatori, ripete in ogni occasione pubblica l’assessore Kock, ma Amsterdam non ha problemi solo con il mercato immobiliare congestionato, la città negli ultimi anni è schiacciata da di un’invasione di turisti e di visitatori senza precedenti che ne hanno messo infrastrutture e qualità della vita seriamente a rischio. Sarà prestigioso per il governo e l’amministrazione comunale vantare il merito di un’operazione che a detta loro porterà 36mila visitatori in più l’anno, migliaia di posti di lavoro e ricchezza per tutti ma il 21 marzo saranno i residenti a recarsi alle urne, quelli più penalizzati dall’arrivo dell’Agenzia europea.