Il colosso dell'e-commerce, secondo quanto riferito dal sito di tecnologia GeekWire, avrebbe già depositato la tecnologia, composta da un emittente e da un ricevitore, che permette di rilevare la posizione delle mani su un piano a due dimensioni, verificando la performance legata a compiti specifici
Un “braccialetto a ultrasuoni” potrebbe consentire ad Amazon di controllare che i dipendenti al lavoro nei suoi magazzini mettano le mani nel posto giusto. Il colosso dell’e-commerce, secondo quanto riferito dal sito di tecnologia GeekWire, avrebbe già depositato due brevetti con questa tecnologia composta da un emittente (il braccialetto, appunto) e da un ricevitore, che permette di rilevare la posizione delle mani su un piano a due dimensioni, monitorando la performance legata a compiti specifici. E, teoricamente, i dati raccolti attraverso il sistema potrebbero essere incrociati con una mappatura degli oggetti presenti in deposito, in modo da verificare se chi indossa lo strumento stia andando a prendere la merce nel posto giusto. La semplice notizia del brevetto, ripresa da diverse testate, ha già scatenato le polemiche, con l’azienda accusata di abusare del controllo dei propri dipendenti.
“La nostra sfida è il lavoro di qualità e non il lavoro con il braccialetto” ha detto il premier Paolo Gentiloni nel corso di un’iniziativa elettorale a Roma. “Braccialetto elettronico è modalità degradante e offensiva per dignità lavoratori. Lavorare non è un reato” twitta la presidente della Camera Laura Boldrini. Mentre il presidente del Senato e leader di Liberi e Uguali Pietro Grasso commenta con amarezza che “sembra un film di fantascienza, ma purtroppo non lo è”. Di diversa opinione il presidente dell’Associazione Amici di Marco Biagi, Maurizio Sacconi, che invita a un dialogo senza “pregiudizi” sulle tecnologie, spiegando che “già oggi un banale telefonino aziendale può consentire elementari modalità di monitoraggio del lavoratore”.
Braccialetto elettronico è modalità degradante e offensiva per dignità lavoratori. Lavorare non è un reato #Amazon
— laura boldrini (@lauraboldrini) 1 febbraio 2018
“Uno strumento schiavista che rischia di ledere fortemente la privacy dei lavoratori, poiché li sorveglia durante tutto il ciclo produttivo” commenta ancora Paolo Capone, segretario generale Ugl, facendo notare che “in Italia, qualsiasi attività di controllo sul lavoro dei dipendenti è illegale“. Parla di “schiavismo del nuovo millennio” anche Giorgio Airaudo di Liberi e Uguali. “Nel nostro paese c’è una regolazione per legge di tutti gli strumenti che ipoteticamente consentono i controlli a distanza. Se un’azienda intende utilizzare uno strumento con queste caratteristiche deve farlo nel rispetto della legge: ossia avere l’accordo con le organizzazioni sindacali o richiedere l’autorizzazione al ministero” ha spiegato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
“La sicurezza e il benessere dei nostri dipendenti sono la nostra priorità. In tutti i Paesi in cui operiamo rispettiamo in maniera rigorosa tutte le regolamentazioni in materia di lavoro”, ha immediatamente assicurato Amazon con un comunicato, spiegando anche che “i brevetti impiegano anni per essere approvati e non necessariamente riflettono gli sviluppi attuali che stanno avendo i nostri prodotti e servizi”. E che negli ultimi 20 anni il gruppo ha introdotto “diverse innovazioni tecnologiche per supportare i nostri dipendenti durante il loro lavoro e rendere i processi più semplici ed efficaci”.
Il caso scoppia in un momento particolarmente delicato per la società in Italia. Il colosso di Jeff Bezos ha infatti annunciato da poche settimane l’apertura di due nuovi centri: uno a Torrazza Piemonte, nella città metropolitana di Torino, e uno a Casirate d’Adda, in provincia di Bergamo, per un totale di 1.600 posti di lavoro. Ma lo scorso autunno ha anche dovuto affrontare il primo sciopero dei dipendenti del polo di Castel San Giovanni, nel piacentino, in occasione del cosiddetto Blacck Friday.