Il fondo del miliardario Ray Dalio, punta contro Intesa, davanti a Enel ed Eni, Unicredit, Banco Bpm, Bper e Prysmian, Generali, Azimut e Ubi e, infine, Unipol, Terna, Snam, Mediobanca, Moncler, Leonardo, Fineco e Atlantia
Bridgewater scommette pesante contro Piazza Affari mentre si avvicinano le elezioni del 4 marzo con il loro carico di incertezza. Il fondo del miliardario Ray Dalio, il più grande hedge fund al mondo, dallo scorso ottobre ha triplicato le sue posizioni al ribasso sulle società italiane, portandole da 1,1 a 3 miliardi di dollari (circa 2,4 miliardi di euro). Nel mirino di Bridgewater è finita quasi la metà delle blue chip del Ftse Mib, l’indice delle società a maggiore capitalizzazione della piazza milanese: un paniere di 18 azioni (erano 8 ad ottobre) che, secondo Dalio, sono destinate a scendere. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan cerca di gettare acqua sul fuoco e dice di attendersi, da qui al voto, “non un mese di speculazioni ma una situazione di attesa sui mercati. Io seguo lo spread e la situazione dei mercati quasi tutte le ore: non c’è un segno di nervosismo”. E a chi gli fa notare, a Porta a Porta, la mossa di Bridgewater Padoan replica: “Sono piccole partecipazioni”.
In testa alla scommessa del fondo c’è Intesa, “shortata” per l’1% del capitale, davanti a Enel ed Eni (0,9% per entrambe), Unicredit, Banco Bpm, Bper e Prysmian (0,7%), Generali, Azimut e Ubi (0,6%) e, infine, Unipol, Terna, Snam, Mediobanca, Moncler, Leonardo, Fineco e Atlantia (0,5%). Le posizioni corte si costruiscono prendendo a prestito e vendendo azioni, per poi riacquistarle successivamente a un prezzo (si spera) più basso e restituirle a chi le ha prestate. Se la scommessa riesce, il guadagno corrisponderà alla differenza (negativa) accumulata nel frattempo dal titolo.
Ma ci sono almeno altri due fondi che in questi mesi su Piazza Affari hanno assunto posizioni ribassiste importanti, molte delle quali movimentate a gennaio all’approssimarsi delle elezioni e spesso concentrate sulle banche. Si tratta dell’hedge Aqr, che ha in piedi scommesse contro 11 società, alcune molto consistenti, per un controvalore complessivo di 1,4 miliardi, tra cui spiccano quelle sulle banche Bper (4,31%), Banco Bpm (2,65%), Ubi (1,7%) e Unicredit (1,27%) e sui petroliferi Saipem (2,39%) e Tenaris (1,99%). E di Marshall Wace che ha puntato contro 10 società a partire, dai bancari Ubi (2,73%) e Banco Bpm (2,22%). Bridgewater è uno degli hedge fund di maggior successo, che ha spesso garantito rendimenti a doppia cifra negli ultimi due decenni, navigando con disinvoltura anche durante la crisi finanziaria e riuscendo a prevedere, come ha ricordato recentemente il Financial Times, la fine del boom immobiliare negli Usa nel 2007 e la crisi delle banche nel 2008.
Per ora, rileva Bloomberg, le scommesse in piedi contro le società italiane, e in particolare contro le banche, non stanno andando tutte nel verso giusto. Intesa, ad esempio, è salita del 10,3% nell’ultimo trimestre. “Perderanno una significativa opportunità di fare soldi con queste buone azioni italiane”, aveva detto il ceo Carlo Messina a ottobre. Ma Dalio anziché lasciare, triplica. E ora nel mirino non ci sono solo le banche, alle prese con l’addendum della Bce e la pressione di Francoforte, ma tutta la corporate Italia che deve fronteggiare il pericolo – secondo la lettura degli investitori – che dalle urne non esca alcun vincitore o, peggio ancora, che vincano forze considerate populiste.