Il sindacato Ig Metall, alla luce della forte crescita registrata dall'economia tedesca e della disoccupazione eccezionalmente bassa, chiede anche aumenti salariali per 3,9 milioni di dipendenti del comparto e la possibilità di scegliere il part time per due anni
Una giornata di “scioperi di avvertimento” che ha coinvolto le fabbriche di Volkswagen e Ford. Con adesione del 100%, secondo il sindacato. Che ha annunciato nel corso della settimana astensioni dal lavoro in un totale di 275 aziende. Dall’8 gennaio interruzioni del lavoro di alcune ore hanno colpito 785 siti industriali, tra cui quelli di gruppi come Siemens, Daimler e Porsche. Succede in Germania e ad incrociare le braccia sono i metalmeccanici rappresentati da IG Metall, che ha proclamato lo sciopero dopo il fallimento, il 25 gennaio, delle trattative con i rappresentanti dei datori di lavoro. E’ lo scontro più duro da quanto nel 1984 la sigla sindacale indisse sette settimane di scioperi per ottenere la riduzione della settimana lavorativa da 40 a 35 ore.
Ora, alla luce della forte crescita registrata dall’economia tedesca (pil a +2,2% nel 2017) e della disoccupazione eccezionalmente bassa, quella conquista non basta più. I sindacalisti chiedevano, oltre ad aumenti salariali per 3,9 milioni di dipendenti del comparto metalmeccanico, la possibilità per i lavoratori di passare su base volontaria dalla settimana di 35 ore a una di sole 28 ore e al part time per due anni se devono occuparsi dei figli o dei lavoratori anziani. I datori di lavoro hanno offerto un aumento del 6,8% ma hanno rifiutato l’accorciamento degli orari, chiedendo di poter almeno richiamare i lavoratori in caso di picchi di produzione. Inoltre non accettano di compensare parte dei minori introiti di chi dovesse scegliere la settimana corta.
Ora l’Unione dei datori di lavoro del settore metallurgico vuole tornare al tavolo delle trattative. Anche se il presidente dell’Unione Rainer Dulger, parlando alla Bayrische Rundfunk. ha criticato gli scioperi di una giornata affermando che “sono un metodo, pianificato in anticipo, per guadagnare nuovi iscritti e farsi pubblicità“. L’istituto Diw, riporta Reuters, ha calcolato che gli scioperi potrebbero costare alle aziende un totale di 62 milioni di euro al giorno di mancati ricavi, assumendo che circa 50mila lavoratori si fermino ogni giorno.