“Sono in totale disaccordo”. Le minimizzazioni Gian Luca Galletti non piacciono alla Unione Europea. Altro che “risultati evidenti”, altro che adempimenti già fatti, altro che “strategia forte”. Il commissario europeo Karmenu Vella capovolge il quadro dipinto dal ministro dell’Ambiente all’indomani della convocazione a Bruxelles dei nove Stati membri sotto procedura d’infrazione per aver superato i limiti concordati dicendo che c’è “ancora molto da fare”. Stop alle discussioni, insomma, avanti con i fatti.

Insieme alla Francia, l’Italia è sotto accusa per i livelli di concentrazione di due inquinanti atmosferici: il biossido di azoto (NO2), tipico delle emissioni dei motori diesel, e il particolato atmosferico (PM10). Il nostro Paese ha già ricevuto il parere ragionato relativo alla prima procedura il 15 febbraio e quello relativo alla seconda il 27 aprile 2017. Davanti all’ennesimo richiamo, l’ultimo prima delle azioni legali, Galletti aveva fornito la sua versione spiegando che l’Italia aveva già fatto il dovuto, anche perché “abbiamo portato all’attenzione della Commissione tutto il lavoro fatto in questi anni che ha dato risultati evidenti”, con il taglio degli sforamenti dei limiti “dal 2000 ad oggi del 70 per cento”.

“I tempi sono fino a lunedì per mandare tutta la documentazione che c’è, ma noi è una cosa che abbiamo già fatto”, aveva detto il ministro, aggiungendo che tutte le misure già adottate negli scorsi mesi dall’Italia – dalla Strategia energetica nazionale all’accordo per il Bacino padano – “compongono una strategia forte”. “La Sen è un impegno nuovo, non è che ogni dieci giorni possiamo fare qualcosa”, aveva quindi risposto Galletti a chi gli chiedeva se l’Italia avesse portato ulteriori misure per evitare il deferimento alla Corte Ue.

La risposta del commissario all’Ambiente è seccata: “Sono in totale disaccordo”. Tutti i Paesi convocati, ha spiegato, “hanno ancora molto da fare con misure efficienti che portino risultati il prima possibile”. Assieme all’Italia e alla Francia, la Ue sta monitorando Repubblica ceca, Germania, Spagna, Ungheria, Romania, Slovacchia e Regno Unito. “Non è che nessuno ha niente da fare, al contrario tutti” i Paesi convocati martedì scorso a Bruxelles per le infrazioni sulla qualità dell’aria, tra cui l’Italia, “hanno molto da fare, perché siamo in ritardo nei confronti dei nostri cittadini da anni e questo non può continuare”, ha ammonito Vella a chi gli chiedeva un commento alla minimizzazione di Galletti. Il commissario aveva infatti indicato in quell’occasione il prossimo lunedì (è stato poi prorogato a venerdì, nda) come data limite entro cui i Paesi potevano inviare ulteriori misure oltre a quelle già presentate per evitare il deferimento alla Corte di giustizia europea. “Quel che ci aspettiamo non sono altri incontri o piani – ha concluso il commissario – ma misure efficienti che portino risultati e rispetto” delle norme Ue in tempi rapidi. “Non dicono domani, ma se fosse possibile direi domani”.

Un anno fa, Bruxelles aveva ricordato che ogni anno più di 400mila cittadini della Ue muoiono prematuramente a causa della scarsa qualità dell’aria. Nel 2013 il persistere di elevati livelli di NO2 ha causato quasi 70.000 morti premature in Europa, ovvero circa tre volte il numero dei decessi causati da incidenti stradali nello stesso anno. Numeri allarmanti, senza dimenticare i milioni di persone che soffrono di malattie cardiovascolari e respiratorie dovute all’inquinamento atmosferico. La legislazione dell’Ue sulla qualità dell’aria, risalente al 2008, stabilisce valori limite per gli inquinanti atmosferici, tra cui l’NO2. In caso di superamento dei limiti, gli Stati membri sono tenuti ad adottare e attuare piani ad hoc nel più breve tempo possibile. Le emissioni  di NO2 sono dovute in larga parte al traffico stradale e in special modo ai motori diesel, responsabili per l’80% di queste emissioni.

Al centro della discussione, ha spiegato il portavoce della Commissione Ambiente Ue, Enrico Brivio, durante un intervento a InBlu Radio, resta “il grosso problema delle polveri sottili e del biossido di azoto”, i cui livelli di sicurezza vengono sforati da tutti gli Stati sotto osservazioni. “Questi limiti dovevano essere rispettati per le polveri già dal 2005 e per il biossido di azoto dal 2010. Da oltre 10 anni, dunque, in alcune città europee si continuano a sfondare i criteri – dice Brivio – Il commissario Vella ha chiesto supplementari misure, visto che si continuano a sfondare questi livelli, e purtroppo anche l’Italia, in particolare in Pianura Padana, è tutta ‘rossa’. Vuol dire che ci sono continui sfondamenti dei livelli di guardia. Da parte di tutti i ministri europei, compreso Galletti, sono stati presentati degli impegni considerevoli ma bisogna attuare misure più incisive”.

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