Se fossero tutti eletti, il 5 marzo mezza Regione Liguria emigrerebbe a Roma: sono in corsa per il Parlamento assessori, presidente del consiglio, capigruppo e consiglieri. A metà mandato – la giunta di Giovanni Toti, centrodestra, è stata eletta nel 2015 – molti vorrebbero mollare la poltrona per cercarne una più comoda. Ma non è l’unica sorpresa per gli elettori liguri, tra candidati indagati, fedelissimi premiati, paracadutati da Roma e rappresentanti di vecchi poteri che rialzano la testa.

INDAGATI O IMPUTATI – Cominciamo dai candidati indagati. L’ultima new entry è nel Partito Democratico: la procura di Genova ha appena chiesto il rinvio a giudizio per Vito Vattuone, segretario regionale dei democratici e candidato come capolista nel collegio plurinominale del Senato. Anche Vattuone – come 62 consiglieri ed ex consiglieri in carica nei mandati 2005-2010 e 2010-2015 a guida centrosinistra – è stato toccato dall’inchiesta spese pazze. L’accusa è di peculato. Quindi su di lui, in teoria, incomberebbe la legge Severino: in caso di condanna a una pena superiore ai due anni, dopo il primo grado rischierebbe di decadere dal seggio. Previa votazione dello stesso Senato.

E’ lo stesso Vattuone che, ricordano le cronache, nel marzo 2017 si astenne quando il Senato votò la decadenza di Augusto Minzolini. Non fu il solo, nel Pd. Tra gli altri c’era anche un altro senatore ligure: Massimo Caleo (non indagato), lui pure ricandidato il prossimo 4 marzo.

Ma in Liguria, nella classifica degli indagati e degli imputati in corsa per il Parlamento, vince il centrodestra. Il nome di maggior peso è quello di Edoardo Rixi, a lungo vice di Matteo Salvini nella Lega. Oggi è assessore allo Sviluppo Economico e braccio destro di Toti in Regione. Ma la Lega ha deciso di promuoverlo in Parlamento. Nonostante sia imputato di peculato nel processo per le spese pazze in Liguria. Il pubblico ministero Francesco Pinto gli ha contestato spese sostenute in Costa Azzurra e in Valle d’Aosta. Un compagno di partito di Rixi ha patteggiato nel frattempo due anni. Rixi si è sempre mostrato tranquillo: “Ho chiarito tutto, continuo a lavorare”.

Non è il solo imputato nelle liste del Carroccio. C’è anche Francesco Bruzzone, presidente del consiglio regionale. Lui pure imputato per le spese pazze. Nelle scorse settimane ha strappato un rinvio del processo per affrontare la campagna elettorale (il pm era contrario): prossima udienza il 5 marzo, a urne chiuse.

Indagato per spese pazze anche Sandro Biasotti, ex governatore e senatore uscente di Forza Italia: “Spero di non essere rinviato a giudizio, la mia vicenda è particolare”, si augura Biasotti che nel frattempo corre per essere confermato.

PORTE GIREVOLI – Poi, appunto, il capitolo di chi ha già una poltrona, ma corre per averne una più confortevole. In pratica mezza Regione Liguria. Assessori come Rixi, presidenti del Consiglio Regionale come Bruzzone. Ma anche capigruppo. C’è Angelo Vaccarezza, che guida il plotone di Forza Italia dopo essere stato presidente della Provincia di Savona (tra i consiglieri di centrodestra candidate anche Stefania Pucciarelli e Lilli Lauro). Stesso discorso vale per l’opposizione: a cominciare da Raffaella Paita, capogruppo Pd. Paita perse le elezioni regionali del 2015, lasciando la Liguria in mano al centrodestra. Non solo: il Partito Democratico di cui era figura cardine in questi anni ha consegnato al centrodestra anche Savona, Genova e infine La Spezia. Una Caporetto, eppure il nome di Paita non è mai stato messo in discussione per la promozione in Parlamento. Per lei – prima bersaniana e poi renziana – si sarebbe speso in prima persona Luca Lotti. Elezione sicura, e non importa se anche lei lascerà la Regione a metà mandato. Candidati nel Pd anche altri tre consiglieri Juri Michelucci (alfiere di Paita), Luigi De Vincenzi e Giuseppe Rossetti.

Ma non c’è soltanto la Regione. Si candidano anche due vicesindaci, freschi freschi di nomina: Stefano Balleari che da appena sette mesi siede nella Giunta genovese di centrodestra guidata da Marco Bucci. E Manuela Gagliardi, vice-sindaco di La Spezia e avvocato con una lunga militanza in Forza Italia. Dalla Lega paladina delle doppie poltrone ecco Paolo Ripamonti, assessore alla Sicurezza del Comune di Savona.

I FEDELISSIMI – Rixi, dunque, delfino di Salvini. Poi Paita vicina a Lotti, ma anche a lungo figlioccia politica dell’ex governatore Claudio Burlando. Le elezioni 2018 premiano la fedeltà. L’ultimo nome è quello di Franco Vazio, molto caro a Maria Elena Boschi. Lo stesso Vazio, grande inquisitore di Giuseppe Vegas durante l’audizione davanti alla Commissione Banche. “Franco oggi si è guadagnato la ricandidatura”, commentarono inferociti alcuni colleghi di partito. Che aggiunsero: “Vazio forse non è la persona ideale per la commissione banche. Dal 2006 al 2013 è stato membro del cda della Cassa di Risparmio di Savona, la Carisa del gruppo Carige, oggi in crisi anche per i finanziamenti facili del passato”.

VECCHIE CONOSCENZE –  In corsa altri volti che da anni dominano la politica ligure. Nel centrosinistra si va dal ministro della Difesa Roberta Pinotti al Sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri. Nel centrodestra ecco Matteo Salvini e Giulia Bongiorno.

Intanto a Imperia si riaffaccia sulla scena politica Claudio Scajola. Che sta preparando la sua candidatura alle elezioni da sindaco della prossima primavera. L’unico ostacolo potrebbe essere Toti.

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