Il menù vegano all’asilo non è un diritto. Così si potrebbe riassumere il senso di quanto stabilito dal Tar di Bolzano, che, secondo quanto riporta l’Ansa, ha respinto il ricorso presentato da una famiglia del capoluogo altoatesino che rivendicava per la propria bambina, che frequenta l’asilo nido, pasti vegani. Secondo i giudici l’offerta di ben quattro menù dietetici, vegetariani, oppure senza carne suina o bovina, è sufficiente. La sentenza evidenzia che spetta all’amministrazione comunale stabilire le disponibilità organizzative e finanziarie, mentre menù personalizzati sono previsti solo per motivi di salute e non per ragioni etico-religiose.
La sentenza va in direzione opposta a quanto stabilito appena un anno fa dallo stesso Tar, che aveva invece condannato il Comune di Merano per un’analoga richiesta da parte dei genitori di un bimbo. L’unica risposta data in quel caso alla famiglia era che un menù vegano non era previsto, cosa che era stata considerata una motivazione carente. Ora però è prevalsa la linea difensiva del Comune di Bolzano che si basava sul regolamento che giustifica la limitazione a quattro menù. Il caso rimette inevitabilmente al centro il tema della dieta vegana nei bambini, un tema discusso e sul quale i pediatri sono molto critici. Secondo quanto evidenzia Claudio Maffeis, dell’Università di Verona e referente della Sip, Società italiana di pediatria, l’alimentazione vegana non è di per sé sufficiente, richiede un’integrazione, per questo i genitori devono essere consapevoli che se vogliono sceglierla per i propri figli si pongono alcuni limiti. Se la quantità di energia e di proteine non è sufficiente, se i nutrienti non vengono forniti in quantità sufficiente vi possono essere vari potenziali problemi: sul sistema nervoso centrale, sull’accrescimento del piccolo e relativi alla possibilità di sviluppo di anemia, per questo altrettanto importante se si vuole seguire questo tipo di alimentazione è concordare tutto col pediatra. Niente ‘fai da te’. “L’alimentazione onnivora è quella proposta dalla Società italiana di Nutrizione Umana come quella di riferimento- spiega Maffeis- quella vegetariana può essere utilizzata (lattoovovegetariana) purché seguita bene, la vegana resta sempre da integrare a tutte le età e comporta di monitorare bene il bambino nel tempo”. Dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps) qualche mese fa era arrivato un no deciso a questo tipo di regime alimentare. “Le diete vegetariane o vegane non sono adeguate nei bambini e nelle donne in gravidanza” evidenziava infatti il presidente Giuseppe di Mauro. In un position paper di Sipps, Fimp (Federazione italiana medici pediatri) e Simp (Società italiana medicina perinatale) si legge che “le diete vegetariane e vegane non possono essere raccomandate in età evolutiva”.