Levata di scudi delle associazioni livornesi contro il blitz di fine 2017 che ha preannunciato la dismissione del Porto Mediceo per far spazio a un Marina privato entro settembre. Convitato di pietra il gruppo nautico Azimut Benetti di Paolo Vitelli già parlamentare con Mario Monti e, soprattutto, già al centro di accese polemiche nella città labronica. “Ciò che preoccupa una cittadinanza attiva e politicamente sensibile è la sostituzione di un uso plurale di un bene pubblico con un uso individuale. La sostituzione di un Porto, inteso come un luogo organizzato per accogliere tutti, con un Marina, inteso come uno spazio suddiviso in stalli, ciascuno dei quali riservato a una imbarcazione”, sintetizza una lettera del 20 gennaio destinata all’Autorità Portuale e confluita in una petizione su Change.org (QUI IL TESTO COMPLETO) indirizzata anche al sindaco Nogarin e ai ministri di Sport e Infrastrutture.
“La realizzazione del Marina, fortemente osteggiata dall’Amministrazione comunale, è una scelta forte che riguarda il futuro dell’intera città: dove attualmente sono le barche dei diversi soggetti che in maniera diversa proiettano sul mare la libertà di associazione dei loro membri, perseguendo una funzione sociale nella più ampia accezione – si legge nella missiva – sarà realizzato un unico Marina secondo lo sviluppo di un progetto di impresa unitario. E’ la scelta di sostituire tanti diversi modi di godere di un bene comune da parte di diverse realtà, offrendo un servizio all’intera città, ciascuna con la sua storia, con una sola concessione”.
“Non sta a noi prevedere se il sacrificio imposto da codesta Amministrazione porterà benefici o meno. Da una parte è possibile immaginare che siano plausibili gli scenari di coloro che immaginano un lungomare di Livorno in cui dai gigayachts del Porto Mediceo con i pascià d’Arabia e i nuovi miliardari in bitcoin della siliconvalley si passa alle barche della Bellana, attraversando un nuovo centro di preparazione olimpica – proseguono i sottoscrittori -. Dall’altra parte, si può ipotizzare che il soggetto individuato come possibile concessionario dall’Amministrazione intenda realizzare a Livorno tutto ciò che non può realizzare a Viareggio, avviando un’attività di rimessaggio per i grandi yachts e ospitando tutti coloro che c’erano prima, senza che nulla cambi se non le tariffe praticate e cancellando l’identità culturale di chi ha sinora utilizzato il Porto Mediceo”.
Quindi l’apertura e l’invito a mediare. “Riteniamo possibile, con l’intelligente mediazione di codesta Amministrazione e del Comune, fare in modo che il Porto Mediceo ospiti entrambi gli usi. Mantenga la sua vocazione sociale di Porto e non ostacoli, attraverso un’intelligente distribuzione degli spazi, la realizzazione di un Marina collegato alle esigenze del soggetto attuatore e quindi alla valorizzazione delle potenzialità collegate alla cantieristica. Confidiamo che questa esigenza possa essere accolta evitando di sacrificare, nell’interesse di un solo soggetto, un’esperienza che è maturata nel corso di secoli e il cui spirito plurale e innovativo risale al Granduca Cosimo I che pensò alla proiezione della Toscana sul mare come necessaria conseguenza della sua “magnificenza” … L’idea che solo un Marina fondato esclusivamente sulla libertà d’iniziativa economica del soggetto attuatore possa essere il futuro del Porto Mediceo non è una idea nuova. E’ lo strumento con cui una classe politica ha cercato di compensare una crisi economica e finanziaria causata dallo sventato spirito d’avventura di alcuni suoi membri alla fine degli anni novanta. L’idea nuova sarebbe, invece, una pluralità di destinazioni fondate sul reciproco rispetto e in cui sia valorizzata l’identità culturale di ciascuno e la funzione sociale delle realtà che da tempo immemorabile sono collocate nel Porto Mediceo. Un modo per liberare – dopo cinque secoli – i Quattro Mori”.