Con le elezioni del 4 marzo ormai all’orizzonte, il derby a sinistra tra Pd e Liberi e uguali continua tra attacchi incrociati. “Spetta a noi tenere alti i valori della sinistra e del centrosinistra in questo paese. Altri si preparano per un futuro di alleanze con la destra, noi no”, ha attaccato Pietro Grasso, presentando a Roma i candidati del Lazio di Leu. E ancora: “Il Pd ha dilapidato un patrimonio di consensi al 40%. Perde e continuerà a perdere elettorato a sinistra perché non è più di sinistra. L’unica formazione di sinistra siamo noi”. Ma se in campagna elettorale dentro LeU si smentisce l’idea di future collaborazioni di governo con il Pd, magari senza Renzi, seppur con sfumature diverse e richiami al programma, resta il nodo di cosa succederà effettivamente dopo le urne, con il Paese ancora a rischio ingovernabilità, sondaggi alla mano. “Se consulteremo gli iscritti con un referendum, come avviene in Germania, sul post-voto? Non abbiamo bisogno di referendum, abbiamo una base e dei delegati che si confrontano con il territorio e ci riferiscono. E abbiamo consultato la base per il programma”, ha tagliato corto Grasso, rispetto all’ipotesi di coinvolgere la base già evocata da Giuseppe Civati. Ma anche in questo caso le idee dentro Leu sono diverse: “Non credo ci sia bisogno su questa linea di fondo una consultazione. Ma dopo il 4 marzo partirà un processo costituente per trasformare la lista in una forza politica”, concorda con Grasso Alfredo D’Attorre. Al contrario, è la candidata indipendente Anna Falcone a rivendicare: “Serve una continua consultazione non solo con iscritti ed elettori, ma con tutti quelli che si aggiungeranno in questo percorso di costruzione”