Non diminuisce solo il numero di atterraggi e decolli, cala anche il numero di passeggeri. Un altro colpo alla credibilità dell'operazione raddoppio dello scalo romano da 20 miliardi
A Fiumicino non diminuisce solo il numero di atterraggi e decolli (nel 2017 -5,3% sul 2016, ad un livello pari a quello di 15 anni fa), come aveva anticipato Il Fatto Quotidiano. Cala anche il numero di passeggeri, come risulta dai dati ufficiali pubblicati in ritardo rispetto alle scadenze consuete da Aeroporti di Roma (AdR), la società di gestione di proprietà dei Benetton. L’arretramento dei transiti è meno vistoso di quello dei movimenti, ma abbastanza sostenuto: meno 1,9 per cento. Di fatto queste nuove cifre sono un altro colpo alla credibilità dell’operazione raddoppio dello scalo romano. Da anni i Benetton, in perfetta sintonia con l’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile guidato da Vito Riggio, lavorano al progetto di ampliamento dell’aeroporto attraverso la costruzione di due nuove piste, più una nuova aerostazione con tutti gli annessi e connessi, dagli alberghi ai parcheggi ai negozi, utilizzando per tutto ciò i 1.300 ettari di terreno di proprietà degli stessi Benetton a nord del sedime aeroportuale attuale oggi dedicati dalla Riserva naturale del litorale romano.
Costo complessivo della gigantesca opera, 20 miliardi di euro circa. Un grandissimo affare per i Benetton che con il raddoppio di Fiumicino ci guadagnano almeno due volte. La prima facendosi pagare i 1.300 ettari della Riserva a prezzi elevati di esproprio in quanto necessari per la realizzazione di un’opera pubblica. La seconda volta diventando il perno dei mastodontici lavori che potrebbero essere assegnati in house, cioè alle stesse aziende di costruzione del gruppo Atlantia dei Benetton come la Spea e la Pavimental, fino a un limite del 40 per cento del totale così come ha stabilito la legge di Bilancio 2018. Sull’altro piatto della bilancia ci sono i costi per la collettività. Prima di tutto quelli economici, dal momento che in base al Contratto di programma sottoscritto nel 2012 tra lo Stato italiano (Enac) e i Benetton, il capitale impiegato da questi ultimi per gli investimenti viene remunerato al tasso del 9 per cento, molti punti sopra i tassi di mercato in vigore. L’altro costo è ambientale: l’alterazione irreversibile della pianura di Maccarese e della Riserva naturale per far posto a piste e opere la cui utilità è sempre più dubbia alla luce dei dati sui movimenti degli aerei e sul numero di transiti.
Secondo i rappresentanti di Adr il calo di passeggeri è in larga parte frutto delle difficoltà di Alitalia. Analizzando i dati fanno notare che in flessione è soprattutto il mercato nazionale (meno 8 per cento circa), mentre è in forte crescita quello dei voli di lungo raggio provenienti o diretti al di fuori dell’area europea (più 9 per cento). Ma il Comitato Fuoripista che si batte da anni contro il raddoppio di Fiumicino ritenendo che l’eventuale sviluppo dell’aeroporto possa avvenire all’interno dell’attuale sedime, offre un’interpretazione diversa. Il Comitato ricorda che in contemporanea con la crisi Alitalia dal 2014 Aeroporti di Roma ha avviato un massiccio spostamento di voli low cost da Ciampino a Fiumicino, fino a raggiungere un quarto del totale (26 per cento per l’esattezza). Di fatto il principale aeroporto di Roma sta cambiando pelle trasformandosi in un unicum a livello europeo, da hub internazionale a scalo misto, hub più low cost. La mutazione sta avvenendo in tempi molto più rapidi di quelli previsti nel Contratto di programma in base ai quali il 25 per cento dei voli low cost a Fiumcino sarebbe stato raggiunto solo nel 2044.
Gli errori di previsione alla base del Contratto per il raddoppio non riguardano solo il numero di passeggeri, ma soprattutto i movimenti degli aerei. Secondo le previsioni recepite nell’Allegato 4 al Contratto di programma i movimenti aerei a Fiumicino nel 2017 sarebbero dovuti essere 354.633, in realtà sono stati 297.961. La differenza è di 56.672 movimenti, con uno scarto percentuale negativo del 18 per cento. Che non è uno scherzo. Nonostante ciò sia i Benetton sia l’Enac, sia il ministero dei Trasporti di Graziano Delrio non mostrano alcun cenno di ripensamento sulla necessità di raddoppiare l’aeroporto.