Mattarella: "La mancanza di senso di comunità porta a diffidenza, intolleranza e a volte alla violenza". La conferma indiretta arriva dalla cittadina marchigiana divenuta scenario del raid razzista, almeno a sentire l'avvocato di Luca Traini: "Mi fermato per strada e vogliono mandare messaggi di solidarietà al mio assistito" ha detto Giancarlo Giulianelli
Macerata, Italia, Europa. La eco mediatica del raid razzista di Luca Traini parte dalle Marche e arriva Bruxelles. Da qui il vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans ha utilizzato toni durissimi per condannare l’accaduto. “Un attacco volontario ai nostri valori fondamentali, un tentativo di distruggere il tessuto che ci lega come europei”. Non solo: “È nostro dovere condannare questa violenza e la spregevole ideologia alla base”. E ancora: “Sei persone sono state” bersaglio di una sparatoria “in Italia nel weekend a causa del colore della loro pelle. Vittime innocenti di una violenza causata da razzismo e xenofobia odiosi“. Parole come pietre, che arrivano a distanza di poche ore da quelle di uno dei portavoce della Commissione Ue (“Non entrerò nel dibattito legato molto da vicino alle elezioni in Italia”) e soprattutto da quelle utilizzate dal presidente della Repubblica italiana. Per descrivere il tiro al bersaglio del 28enne nazifascista contro gli immigrati, Sergio Mattarella ha parlato di un’Italia che “ha bisogno di sentirsi comunità, senza diffidenza. La mancanza di senso di comunità – ha continuato il capo dello Stato – porta a diffidenza, intolleranza e a volte alla violenza“. Chiaro il riferimento ai fatti di Macerata, anche se Mattarella nel suo messaggio non cita mai né la città marchigiana, né l’autore della tentata strage.
Ma se dall’Europa e dalla più alta figura istituzionale d’Italia la condanna senza attenuanti arriva ad analizzare la base sociale in cui è maturata la lucida follia di Traini, nel posto divenuto scenario del raid xenofobo in molti la pensano diversamente. O almeno così sembrerebbe a sentire Giancarlo Giulianelli, l’avvocato di Luca Traini. Il legale, infatti, ha sottolineato che a Macerata la gente lo ferma per strada con l’obiettivo di darmi messaggi di solidarietà nei confronti di Luca. È allarmante, ma ci dà la misura di quello che sta succedendo”. Parlando dopo un incontro con il suo cliente nel carcere di Montacuto, poi, il legale del 28enne ha anche cercato di allargare il campo di analisi alla politica. Pur parlando di “azione scellerata” da parte di Traini, Giulianelli ha posto alcune domande retoriche: “Questa classe politica: destra, sinistra, centro come ha trattato il problema dei migranti? Se questo è il risultato… Luca è la punta di un iceberg, la più eclatante e da condannare, ma la base è molto più vasta. Ci sono persone, e non è neanche un fatto di razzismo – ha continuato – che non condividono il modo di gestire i migranti. La politica non ha dato una risposta al problema – ha concluso – La destra l’ha strumentalizzato, la sinistra l’ha ignorato e sottovalutato. Se nel formicaio ci metti altre formiche, scoppia e poi può succedere questo…”.
Un pensiero, quello dell’avvocato di Traini (che, ovviamente, ha tutto l’interesse a trovare spiegazioni altre all’azione del suo assistito), che in qualche maniera si può ritrovare anche in alcuni discorsi del sindaco di Macerata. Romano Carancini, infatti, intervenendo a Roma dal palco della kermesse dei candidati Pd alle elezioni, ha bollato l’aggressione di Traini come un fatto non isolato: “Dobbiamo chiamare quello che è avvenuto sabato una rappresaglia nazi-fascista di una persona che in un bar aveva dichiarato che sarebbe andato a sparare ai neri – ha detto – Non è un fatto isolato, c’è un fermento che dobbiamo essere in grado in maniera esplicita e non ambigua di fermare e combattere”. Un clima pesante, insomma, testimoniato anche da un altro avvenimento, certamente secondario ma da non sottovalutare. A Perugia, infatti, è comparso un cartello con la scritta “Macerata è solo l’inizio” sotto alla targa che nel centro del capoluogo umbro ricorda Paolo Vinti, intellettuale e storico militante della sinistra scomparso nel 2010 e fratello di Stefano, già assessore regionale di Rifondazione comunista. Anche qui condanne da destra e manca e indagini, così come a Pavia, dove cinque ragazzi nordafricani hanno denunciato di esser stati picchiati da 25 skinheads. “Ci urlavano ‘negri di merda, vi ammazziamo’” hanno detto agli inquirenti.