Salvatore Orrei ha avuto un incidente stradale a pochi mesi dalla laurea. Da allora non riesce a parlare né a camminare ma è riuscito a diventare ingegnere grazie al progetto "Collegami", che gli ha permesso di comunicare col mondo esterno, ed è stato oggetto della sua tesi. E ora, grazie alle sue indicazioni, si è aperta la strada per la creazione di nuovi prototipi
Ha aspettato, Salvatore, per prendersi la sua rivincita. “Quel giorno, alla seduta di laurea, c’era un clima tutto speciale, un silenzio carico di partecipazione. E, sebbene parlasse al suo posto una voce sintetica, lui è riuscito a richiamare l’attenzione di tutta la Scuola Politecnica”. A parlare è Antonio Lanzotti, direttore del laboratorio Ideas e coordinatore del CdS di Ingegneria Meccanica dell’Università di Napoli Federico II. Il protagonista invece è Salvatore Orrei, campano, vittima più di dieci anni fa di un incidente stradale a pochi mesi dalla laurea: non riesce a parlare né a camminare, muove lentamente solo il braccio destro, ma ha deciso di completare lo stesso il suo percorso di studi, ricevendo il sostegno di un Ateneo intero.
Dopo l’incidente Salvatore è stato in coma. Sono stati i genitori, a distanza di 7 anni, a insistere perché completasse i suoi studi. “È nato così il progetto Collegami – racconta Lanzotti – con l’obiettivo di creare un ausilio semplice ma innovativo che permettesse a persone con mobilità ridotta di comunicare con il mondo esterno”. La sfida, iniziata nel 2014, è partita da un dato di fatto: “Volevamo permettere a Salvatore di presentare il lavoro in completa autonomia in seduta di laurea”.
Al progetto hanno partecipato i tecnici del centro SInAPSi, coordinati dal professor Alessandro Pepino con l’ingegnere Gennaro Sicignano, insieme al laboratorio Ideas del Dipartimento di Ingegneria industriale; ma anche un’equipe medica, decine di ragazzi del servizio civile, studenti e laureandi, psichiatri, psicologi, ingegneri elettronici e meccanici insieme al personale amministrativo. “In tutto oltre 40 persone”, spiega Lanzotti. È stato concepito, così, un ausilio elettronico con interfaccia adeguata, in legno e gomma, studiato sull’ampiezza del braccio, grazie al quale Salvatore riesce a selezionare le singole parole sul comunicatore.
Quando Salvatore è riuscito a scrivere la prima mail al prof. Lanzotti era imbarazzato per il suo italiano e si scusava per la forma e gli eventuali errori. “Mi ha fatto emozionare – racconta il docente –. Gli ho risposto dicendo che la sua era sicuramente una mail scritta meglio di quanto normalmente facciano altri studenti”. Col tempo, infatti, Salvatore è riuscito a perfezionare sensibilmente la sua capacità di concentrazione e lavoro. E la comunicazione ha migliorato anche il suo stato psicologico. “Abbiamo assistito, insomma, a quale effetto positivo abbia la capacità di comunicare sul flusso del pensiero”, aggiungono gli specialisti di SInAPSi.
Il percorso si è concluso idealmente con la preparazione della presentazione dell’elaborato di laurea. Lo scorso 24 luglio, così, a dieci anni dall’incidente, Salvatore è riuscito a scrivere la sua tesi proprio sullo sviluppo del comunicatore Collegami (avendo collaborato al progetto da ingegnere meccanico) e di presentarla in modo autonomo con l’aiuto delle slide e di una voce digitale che ne ha letto i contenuti. Giacca grigia, camicia blu e cravatta rossa, Salvatore è riuscito a interagire con la commissione rispondendo alle domande e agli stimoli. L’aula era gremita in ogni ordine di posto. “È stata la seduta più emozionante della mia vita – racconta Lanzotti – Salvatore era l’ultimo, ed è riuscito a cavarsela alla grande”.
Al termine della proclamazione, l’Ordine degli Ingegneri di Napoli ha “adottato” Salvatore come giovane collega, assegnandogli una borsa di studio. “Continueremo su questa strada – racconta Massimo Martorelli, che coordina il laboratorio Ideas-CREAMI – Abbiamo coperto con fondi interni la nostra attività di ricerca e sviluppo e lanciato una campagna online con l’obiettivo di estendere l’uso di dispositivi simili ad altri casi sul territorio”.
Grazie ai feedback e alle indicazioni fornite da Salvatore, infatti, si apre la strada per la realizzazione di nuovi prototipi, su misura dei pazienti, personalizzando il comunicatore in base alla disabilità. La raccolta fondi online ha già superato i duemila euro. Il Dipartimento e il laboratorio Ideas hanno già confermato le attività di sviluppo, che “fino ad oggi sono state portate avanti in modo solidale per uno studente universitario, consapevoli della funzione sociale dell’Università pubblica”, raccontano i docenti. “Siamo venuti a conoscenza di casi simili a quello di Salvatore. Stiamo già sviluppando nuovi prototipi dell’ausilio, grazie alla nuova tecnologia di stampa 3D e con la partecipazione di aziende sul territorio”, aggiungono. Insomma, la sfida è vinta. A proposito: Salvatore ha già fatto sapere che continuerà nel suo percorso di studi. “Diventerà studente della nostra magistrale – concludono – Un testimonial perfetto”.