Attacca la scelta di includere il giornalista Andrea Scanzi nella giuria di qualità del Festival di Sanremo. Il motivo? La presenza della firma del Fatto Quotidiano porrebbe addirittura problemi di conflitto d’interessi e violerebbe la par condicio. Almeno secondo Michele Anzaldi, deputato del Pd e componente uscente della commissione Vigilanza. “La scelta di far rappresentare il mondo del giornalismo nella giuria di qualità di Sanremo ad Andrea Scanzi è incomprensibile: umilia i tanti giornalisti Rai e peraltro pone anche problemi di conflitti di interessi e di par condicio“, scrive il parlamentare renziano sul suo profilo facebook.
“La polemica di Anzaldi è assolutamente inutile e non ha alcun senso. D’altra parte la solleva Anzaldi. Parla di conflitti d’interesse ma non ha idea di quello che sta dicendo. A propormi di fare il giurato è stato Claudio Baglioni, mi ha cercato e scelto lui perché evidentemente ritiene che io lo possa fare e bene. Posso lavorare a La7 a Mediaset o per chiunque altro: vado a fare il giurato di qualità e onestamente credo che sul tema ne capisca di più Baglioni di tale Anzaldi”, replica il giornalista del Fatto Quotidiano.
Ma non solo: perché il parlamentare renziano accusa Scanzi anche di violare la par condicio. “La Rai ha 1.700 giornalisti, ancora una volta maltrattati per far spazio a un volto della concorrenza – continua Anzaldi – Scanzi, infatti, è un volto fisso de La7, peraltro non risulta essere un esperto di musica e nelle sue apparizioni tv si occupa prevalentemente di politica. Ed è proprio la politica il filo conduttore dello spettacolo teatrale che in questi giorni sta portando in giro per l’Italia, uno spettacolo contro Renzi e il Pd prodotto dal Fatto quotidiano“, continua Anzaldi nel suo post sui social network chiamando addirittura in causa l’Agcom. “E così – scrive – Sanremo diventerà anche il palcoscenico per dare visibilità al protagonista di uno spettacolo a pagamento, che è stato in procinto di candidarsi nel Movimento 5 stelle: è stato lo stesso Scanzi a rivelare l’offerta di un seggio sicuro da parte del partito di Di Maio. Peraltro, a poche settimane dal voto, è conforme alle norme che la Rai dia visibilità in una trasmissione di intrattenimento con ascolti milionari a chi sta girando l’Italia con uno spettacolo di carattere politico? Che ne pensa l’Agcom?”.
“Anche qui: ringrazio Anzaldi che cita Renzusconi facendomi pubblicità ma quello che dice non ha alcun senso- dice Scanzi – Ne avrebbe avuto forse uno se io fossi andato a Sanremo a fare l’ospite di grido e recitare venti minuti di un mio spettacolo sul palco dell’Ariston, come ha fatto Benigni nelle precedenti edizioni. Ma io vado a fare il giurato, non credo neanche che sia previsto un mio intervento durante tutto il Festival. Starò lì a guardare, nel pomeriggio mi consulterò con gli altri giurati e non si saprà mai per chi voto e come. La verità è che in Renzusconi metto in risalto i punti di contatto tra berlusconiani e renziani: ecco credo che la polemica da censura di Anzaldi rappresenti bene quanto siano uguali. Anzi a ben vedere i renziani sono pure peggio”. La firma del Fatto, poi, ci tiene a puntualizzare: “Anzaldi dice che non sono un esperto di musica. Bene: io mi sono laureato nel 2000 con una tesi sui cantautori, Giorgio Gaber doveva essere mio corelatore. Ho portato in scena centinaia di spettacoli su Gaber, De Andrè, Ivan Graziani. Faccio il critico musicale da vent’anni: io capisco di musica. Anzaldi, invece, temo non capisca di nulla”. Al giornalista del Fatto Quotidiano controreplica Anzaldi. “L’arroganza con la quale Scanzi ha risposto alle mie domande sulla sua incomprensibile partecipazione al Festival di Sanremo è una nuova conferma dell’errore commesso dalla Rai: l’opinionista de La7 sembra solo interessato agli insulti e a cercare visibilità per il suo spettacolo”, scrive sempre su facebook il renziano.