Il pm ha parlato di un vero e proprio piano criminale predisposto dalla donna in concorso con l'amante, il vice primario dell'ospedale di Saronno, Leonardo Cazzaniga. Sentenza attesa il 26 febbraio
Rischia fino a 30 anni di carcere Laura Taroni, l’infermiera di Lomazzo accusata, nell’ambito dell’inchiesta Angeli e Demoni, di aver ucciso in concorso con l’ex amante, il vice primario dell’ospedale di Saronno, Leonardo Cazzaniga, il marito Massimo Guerra, la madre Maria Rita Clerici e il suocero Luciano Guerra (per quest’ultimo caso è stata chiesta l’assoluzione). La richiesta di pena è stata formulata nella tarda mattinata di martedì al termine della requisitoria dalla Procura di Busto Arsizio, rappresentata dal Capo Procuratore, Gianluigi Fontana e dalla titolare del fascicolo, Maria Cristina Ria.
Una requisitoria fiume iniziata ieri mattina e conclusa oggi in mattinata. La Procura ha sviluppato un documento di 177 pagine nelle quali sono stati illustrati i passaggi chiave del rapporto tra la Taroni e i familiari morti. In particolare il pm, in udienza preliminare (si sta procedendo con rito abbreviato) ha parlato, rispetto al presunto omicidio di Massimo Guerra, di un vero e proprio piano criminale predisposto dalla coppia di amanti. Secondo la ricostruzione dell’accusa, la donna esasperata dalle continue pretese sessuali del marito, sulla base di cartelle mediche e analisi del sangue fasulle, gli aveva fatto credere di essere affetto da diabete.
Una strategia criminale, sempre secondo la Procura, tale da spingerlo ad assumere farmaci che di fatto a medio termine lo avrebbero ucciso. Secondo la Pubblica Accusa, l’obiettivo era l’eliminazione del marito. Anche nel rapporto complicato con la madre Maria Rita Clerici, la procura ha intravisto il movente del secondo omicidio in contestazione. La Procura di Busto Arsizio ha ripercorso il legame tra la madre e la figlia dipingendo un clima familiare molto difficile. Il genitore era visto quasi come un tiranno già prima del loro matrimonio. In realtà secondo l’accusa, la loro relazione era addirittura peggiorata quando è venuto a galla il rapporto sentimentale della figlia con il Cazzaniga. Una relazione osteggiata fino alla fine. L’avvocato che assiste la Taroni, Monica Alberti del Foro di Varese, si è limitata a un veloce commento a caldo: “Non ho ancora letto le conclusioni che hanno consegnato anche in forma scritta – dice il legale – e quindi mi riservo poi i commenti magari all’esito di questo procedimento. Mi chiedete se ce l’aspettavamo? Non aspettarsi una richiesta di questo tipo di fronte a certe accuse, ecco sarebbe stato anomalo. Era evidente che la richiesta sarebbe stata di un certo tipo, abbastanza alta. Per il momento la mia assistita non ha detto nulla. Non ha commentato”.
Venerdì sarà la volta della difesa. Mentre il 26 febbraio è attesa la sentenza da parte del giudice collegiale, Sara Cipolla. Il giudice si esprimerà anche sui medici, imputati a vario titolo per omessa denuncia e falso ideologico, che hanno deciso di essere giudicati con rito abbreviato. Lo stesso giorno il giudice si pronuncerà anche rispetto ai rinvii a giudizio degli imputati che hanno scelto il rito ordinario, in particolare Leonardo Cazzaniga, difeso dall’avvocato del Foro di Brescia, Ennio Buffoli. Cazzaniga sta rispondendo, oltre ai tre presunti omicidi contestati in concorso con la Taroni, anche di 11 decessi sospetti tra i pazienti del pronto soccorso. Il 26 febbraio verrà calendarizzato il dibattimento. Inizierà anche il processo contro i medici, in particolare i componenti della commissione medica d’inchiesta interna istituita dopo le prime denunce fatte da alcuni infermieri, e gli apicali dell’ospedale accusati di favoreggiamento.