“Abbiamo ricevuto più di una visita della polizia municipale che ha provato ad identificare le persone che frequentano questo posto” racconta Nunzio dello spazio sociale di Centocelle Aperte nel popolare quartiere omonimo di Roma. “Una volta ci hanno imputato di creare degrado solo perché fuori c’erano le bottiglie di vetro vuote accatastate nelle cassette. In realtà ci servivano per fare la conserva di pomodoro che prepariamo con il gruppo d’acquisto solidale. Ci hanno accusato di avere bombole di gas che non abbiamo, ci hanno rinfacciato le biciclette che noi rimettiamo a posto e poi ricicliamo.. hanno continuato a contestare cose e abbiamo capito che volevano trovare una scusa per mandarci via”.
Centocelle Aperte era la storica sede di quartiere fin dal 1994. Nel seminterrato di una scuola allora abbandonata, la sede di quartiere, poi diventato centro sociale più ‘militant’, fu regolarizzata nel 1995 con la delibera 26 della giunta Rutelli che mise in regola moltissime realtà sociali che si trovavano in locali di proprietà del Comune. Nel 2015 la giunta Marino, con il fiato sul collo per gli scandali di affittopoli, emanò la famosa delibera 140 – implementata dal commissario Paolo Tronca – che mise di nuovo fuori legge le centinaia di associazioni e centri sociali (dalla scuola di musica popolare di Testaccio all’asilo interculturale Celio Azzurro) che occupavano spazi comunali intimando lo sgombero o chiedendo affitti a prezzi di mercato e retroattivi nel tempo.
La giunta Raggi ha modificato leggermente la delibera ma il concetto resta quello: rimettere a bando gli spazi comunali con un nuovo regolamento per le concessioni.
Stessa storia per Centocelle Aperte che rivendica la propria funzione nel quartiere. “Abbiamo una ciclo-officina popolare, il gruppo di acquisto solidale, teatro, la cucina vegana, la sala per le prove musicali – racconta Nunzio – tutto a prezzi popolari e tutto deciso da un’assemblea”.
“Siamo andati al Municipio V a parlare con il presidente Giovanni Boccuzzi (M5S) – spiega Claudia di Centocelle Aperte – ma l’unica cosa che ci ha saputo dire è ‘legalità’. Secondo noi così si vogliono mettere a tacere quelle forme di comunità che si mettono insieme per costruire qualcosa e battersi per qualcosa, di condividere cultura e socialità”.
L’occasione secondo gli occupanti di Centocelle aperte è stata la ristrutturazione dell’asilo “L’Isola che non c’è” che si trova al primo e al secondo piano della stessa struttura. A settembre a pochi giorni dell’apertura delle scuole il soffitto di una delle classi è crollato, per fortuna di domenica. Il nido è stato chiuso e sono partiti i lavori di ristrutturazione. È in questa occasione che il Municipio si sarebbe fatto più insistente fino a che non è arrivata la diffida a lasciare il posto ‘libero da persone o cose’.
“Dicono che dobbiamo andare via perché devono fare dei rilievi strutturali – continua Nunzio – ma possono tranquillamente venire i tecnici, noi siamo aperti. D’altronde i lavori li stanno facendo lo stesso e sia noi che il consultorio e la casa famiglia ospitati nell’edificio continuiamo a restare aperti”.
Il presidente pentastellato del Municipio V Giovanni Boccuzzi, interrogato dal fattoquotidiano.it non vuole parlare della situazione del centro sociale. “Non ci siamo entrati non sappiamo in che condizioni sia – dice Boccuzzi – per i cinque stelle al primo posto c’è la legalità poi l’azione politica la dovremo concordare”.
Rassicura invece sulla riapertura dell’asilo nido in cui i lavori sono a buon punto secondo il mini-sindaco. Intanto i genitori hanno dovuto portare i bimbi in altre scuole del quartiere non attrezzate per bambini di pochi mesi e vari di loro hanno rinunciato e hanno portato i figli in scuole private.