Secondo il legali del gruppo spagnolo le due consonanti e le due vocali in comune con la ditta Bazzara srl potrebbero portare a una situazione di confusione tale da pregiudicare il buon nome dell'azienda spagnola
Un nome e un logo troppo simili e il colosso spagnolo della moda ricorre all’Unione europea per rivendicare la proprietà intellettuale. Protagoniste di questa vicenda sono Zara, l’industria di abbigliamento che fa capo alla multinazionale Inditex, e Bazzara, la torrefazione triestina che esporta miscele di caffè e che prende il nome dal cognome dei titolari. Quattro lettere in comune che, a partire dal 2015, hanno scatenato una battaglia a tutela dei rispettivi marchi, nonostante le due imprese operino in settori merceologici del tutto differenti. La catena d’abbigliamento – come riporta il quotidiano Il Piccolo – ha avviato un contenzioso davanti all’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo). Secondo il legali di Zara le due consonanti e le due vocali che il cognome dei titolari di Bazzara srl e il marchio spagnolo condividono, potrebbero portare a una situazione di confusione tale da pregiudicare il buon nome dell’azienda spagnola.
Nelle scorse settimane si è aperta la vera e propria fase di contenzioso, in seguito a un iter iniziato tre anni fa, dopo la pubblicazione provvisoria del marchio Bazzara a livello europeo. In questo caso la contestazione è stata avanzata sia per suono delle parole sia per il logo. Secondo l’avvocato Andrea Piras, che difende la ditta triestina, ci sono diverse incongruenze: “Esistono dei parametri specifici da prendere in considerazione quando ci si vuole opporre a un marchio – spiega Piras – il primo è sonoro, e in questo caso vede due parole essere pronunciate in modo molto diverso, e il secondo riguarda le differenze grafiche. Si va poi a vedere il prodotto che si va a vendere”. A difesa del logo – prosegue Piras – quest’ultimo nasce dai grafici di Bazzara, “che avrebbero potuto brevettarlo”. L’Euipo, che non è un organo giudiziario, si esprimerà entro la prossima estate. Ma la decisione è impugnabile da entrambe le parti in sede legale fino ad arrivare alla Corte di giustizia europea.