Carlo e Camilla – in Segheria
Via Giuseppe Meda, 24 – Milano
Entrando nel ristorante da Carlo e Camilla, l’Inglese mi ha detto, “c’è qualcosa che non capisco: gli italiani hanno inventato un mucchio di cose belle, dai sonetti di Petrarca alla Nutella, perché hanno sempre voglia di copiare gli americani?”. Purtroppo l’Inglese, la mia compagna a cena, aveva ragione. A Milano, definita la città più frenetica d’Italia, Carlo e Camilla è uno dei ristoranti di tendenza (Carlo è ovviamente Carlo Cracco). Peccato che la moda che ripropone la si possa ritrovare in lungo e in largo, da Williamsburg a Brooklyn sino a Mumbai.
Un ampio locale con pareti in cemento grezzo a vista, grandi lampadari di cristallo e tavolate comuni, smaltate e arricchite da tocchi casalinghi. Ma siamo onesti, le teiere di porcellana con mazzetti di fiori di campo come segnaposto e i piatti sfusi del servizio della nonna, non sono affatto chic. I camerieri indossano camicie di jeans e l’atmosfera è informale ma non troppo, anche a causa dei ruvidi tovagliolini di carta con il logo del locale.
La stessa schizofrenia è espressa dal menù, un saliscendi degno d’una montagna russa. Abbiamo iniziato con uovo pochè, funghi e terra servito con un leggero brodo e funghi freschi – un piatto che racconta l’autunno – proseguendo con riso, patate bruciate, provola e basilico e l’Inglese ha scelto ravioli, parmigiano, noci e mostarda leggera di verdure. E riguardo entrambi, la giovane coppia del sud accanto condivideva le nostre perplessità: lui ritrovava i sapori della pasta e patate di casa, con quel sapore pastoso in bocca e la nota bruciata sul finale; lei socchiudeva invano gli occhi – come esige Cracco in tv – perché la pasta doveva essere più sottile ed erano guarniti da broccoli semicrudi e tagliati in due.
Onestamente? Sembrava un piatto uscito con troppa fretta dalla cucina dello chef Luca Pedata. La maggior parte dei clienti intanto si guardava intorno e scattava foto e selfie: ma che tipo di esperienza cercavano quelle persone? Una cena gourmet o l’arrivo di Cracco? Le nubi si sono dissolte con l’arrivo dei secondi. La Pluma di maiale iberico cotto al barbecue – carne tenera a cottura media, accompagnata da verdure al vapore – e Piccione, pastinaca e cioccolato, una salsa gustosa che esaltava a dovere la cottura della carne e le cosce confit. Quest’ultime da mangiare rigorosamente con le mani. In attesa del taxi a fine cena, l’Inglese mi ha sorriso, “Se gli italiani sapessero che in America tutto ciò che europeo è considerato chic si metterebbero il cuore in pace”. Ben vengano le contaminazioni di sapori e la costruzione di un progetto, ma non dimentichiamo i nostri palati mediterranei.