CLAUDIO BAGLIONI. Il “dittatore artistico” parte pomposo ed impettito: non si capisce se è più plasticato il suo sorriso o il monologo sulla canzonetta italica. Poi semplicemente scompare: fa la spalla alla Hunziker, a Favino, perfino a Fiorello quando canta i suoi pezzi storici. La sua impronta su questo Festival per ora si vede quasi solo sulla scelta dei brani. Ma dopo averli ascoltati c’è poco da vantarsi, con l’aggravante di non essersi accorto per tempo del “caso Meta-Moro”. VOTO: 4,5
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