Ha comprato un senatore per fare cadere il governo di Romano Prodi. Ora annuncia il vincolo di mandato per i suoi parlamentari. Era “pienamente consapevole” che la sentenza a lui favorevole sul lodo Mondadori fosse stata “oggetto di mercimonio”. E dunque che il suo fidato avvocato, Cesare Previti, avesse corrotto il giudice Vittorio Metta. Ora, invece, s’indigna. E definisce “deprecabile” e “disdicevole” “la magistratura che si fa corrompere“. Lui, che è stato definito dai giudici della corte d’Appello di Napoli come “un privato corruttore“. Non c’è solo l’ormai rituale annuncio di condoni edilizi e tombali nelle interviste di Silvio Berlusconi in vista delle elezioni politiche. Non si sono soltanto le tipiche specialità della casa – l’aumento delle pensioni minime, il milione di posti di lavoro, il Ponte sullo Stretto – tra le promesse snocciolate dal leader di Forza Italia per raccogliere voti il prossimo 4 marzo.
“Vincolo di mandato”. Ma comprò senatori – Nella sua ottava campagna elettorale, infatti, l’ex premier rilancia. Ormai da settimane, per esempio, annuncia di aver inserito il vincolo di mandato per i futuri parlamentari negli accordi stretti con gli alleati del centrodestra. Per avere corrotto il senatore Sergio De Gregorio – uscito dall’Italia dei Valori e dunque dalla coalizione di centrosinistra che sosteneva il secondo governo Prodi – è stato già condannato nel 2015 a tre anni dai giudici del tribunale di Napoli. Poi in appello la corte dichiarò prescritto quel reato, ma scrivendo nelle motivazioni che l’ex premier “agì come privato corruttore e non come parlamentare nell’esercizio delle sue funzioni”. I legali di Berlusconi – gli avvocati Niccolò Ghedini e Michele Cerabona – chiesero l’assoluzione sottolineando l’insindacabilità del voto dei parlamentari prevista dalla Costituzione: in pratica l’esatto opposto del vincolo di mandato auspicato adesso dal leader di Forza Italia. “L’immagine del Senato è stata lesa ed ha subito un rilevantissimo danno dalla consapevolezza collettiva che la condotta di un suo membro è stata oggetto di mercimonio e l’alta funzione ricoperta è stata stravolta per fini egoistici ed utilitaristici”, scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza di secondo grado. Dove spiegano di ritenere “pacifico che Berlusconi abbia agito, direttamente o attraverso Valter Lavitola (condannato e prescritto pure lui ndr) con assoluta coscienza di corrompere un senatore della Repubblica, compensando la condotta del pubblico ufficiale contraria ai suoi doveri di parlamentare con l’ingente somma di tre milioni di euro”.
“Vergogna i giudici corrotti”. Il lodo Mondadori – Nel day after degli arresti ordinati dalle procure di Messina e Roma per i depistaggi delle inchieste milanesi sulle tangenti Eni, invece, il leader di Forza Italia si è addirittura indignato per il coinvolgimento dell’ex pm di Siracusa, Giancarlo Longo. Ed è tornato ad attaccare la magistratura. Questa volta, però, niente “toghe rosse” o insulti ai giudici “antropologicamente diversi dalla razza umana”. Al contrario, Berlusconi – intervistato da Sky Tg 24 – si dispiace perché “leggere sui giornali di oggi le notizie di inchieste pilotate fa un effetto negativo da cittadino italiano”. E poi: “Sapere che c’è una magistratura che si fa corrompere non fa piacere a nessuno”. E ancora: “Sapere che c’è una magistratura che fa interessi personali è deprecabile e disdicevole“. Già, magistrati corrotti. Come Vittorio Metta, il giudice estensore della sentenza che nel 1991 consegna a Berlusconi la Mondadori “scippandola” a Carlo De Benedetti. Peccato che quella sentenza fosse stata comprata in cambio di 400 milioni di lire. Lo stabilisce la Cassazione nel 2007 condannando in via definitiva a 2 anni e 9 mesi il giudice e a un anno e sei mesi Previti, Attilio Pacifico, Giovanni Acampora per corruzione in atti giudiziari. Inchiesta dalla quale Berlusconi si era già salvato: era accusato di corruzione semplice, reato che si era prescritto dopo la concessione delle attenuanti generiche. Rendendo definitive le condanne per Metta e Previti, però, gli ermellini stabiliscono il diritto della Cir di De Benedetti ad essere risarcita dalla Fininvest in sede civile per il “lucro cessante” dello scippo della casa editrice. E anche se la posizione di Berlusconi si è prescritta, i giudici sostengono che è “ragionevole” e “logico” che il mandante della tangente a Metta fosse lui: “La retribuzione del giudice corrotto è fatta nell’interesse e su incarico del corruttore“.
Il caso Sme – Interpretazione molto simile a quella data dai giudici nel 2004, quando dichiararono un’altra volta prescritto Berlusconi, accusato sempre di corruzione semplice, questa volta nei confronti del giudice Renato Squillante. ”Il quadro indiziario” a carico dell’ex premier per il versamento di 434 mila dollari del 6 marzo ’91 da un conto Fininvest a uno di Previti, e da questo a uno di Squillante, non consente, scrissero i magistrati, ”una pronuncia assolutoria nel merito”. Quel denaro non può essere ricondotto a una tranche di ”maxiparcella” corrisposta a Previti per l’attività in Italia e all’estero (che pure i giudici riconoscono), e la movimentazione dei conti dimostra che l’operazione ”appare destinata, sin dall’inizio, al beneficiario” Squillante che ”l’ha prontamente utilizzata”. In pratica la corte non aveva creduto che i dirigenti della Fininvest avessero ”in piena autonomia” effettuato un bonifico ”all’apparenza già predestinato a un giudice” con cui non avrebbero avuto alcun contatto. Anche lì vennero concesse al leader di Forza Italia le attenuanti generiche: l’accusa di corruzione finì prescritta. E adesso Berlusconi può pure indignarsi per i giudici che si lasciano corrompere. Dagli altri.
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