Nonostante l'Onu abbia recentemente chiesto di fermare la costruzione di nuove centrali e di accelerare l’abbandono di quelle attualmente in funzione, il paese dell'Est Europa punta ad aumentare esponenzialmente la propria produzione e gli impianti, con la complicità di molte grandi compagnie assicurative, tra cui il colosso italiano. L'accusa fa parte del rapporto Dirty Business, report diffuso dalla rete internazionale Unfriend Coal, di cui fanno parte anche Greenpeace e Re:Common
A due anni dalla COP21 di Parigi, alcune importanti compagnie assicurative europee non stanno ancora facendo la loro parte, anzi investono in aziende a capo di progetti legati al carbone. Tra queste l’italiana Generali e le tedesche Allianz e Munich Re (attraverso la sua sussidiaria Ergo Hestia),“attivamente coinvolte nel fornire copertura assicurativa a inquinanti progetti a carbone in Polonia”, il Paese europeo con i più grandi piani di espansione carboniferi. È quanto rivela Dirty Business, report diffuso dalla rete internazionale Unfriend Coal, di cui fanno parte anche Greenpeace e Re:Common. Il rapporto spiega come alcune compagnie sostengano finanziariamente il comparto carbonifero in Polonia, settore in grande espansione con 10 gigawatt di nuove centrali e 3,2 miliardi di tonnellate di lignite da miniere a cielo aperto. Tra le centrali finanziate da Generali ci sono Kozienice, secondo impianto più grande d’Europa, Turow, che si calcola inquini l’acqua potabile di circa 30mila persone, e Opole, che passerà da circa 1.500 a oltre 3 mila megawatt di capacità e che già emette 5,8 milioni di tonnellate di CO2 l’anno.
Allianz e Munich Re hanno adottato policy relative al disinvestimento dal carbone, ma non hanno fissato restrizioni per la parte assicurativa. Generali, invece, non ha preso nessuna misura concreta per uscire dal settore. Una mossa in controtendenza rispetto ad altre compagnie assicurative, come Axa, Allianz e Aviva, che invece dal 2015 hanno cominciato a disinvestire dal business del carbone per circa 16 miliardi di euro. “Assicurazioni Generali sta purtroppo giocando un ruolo da protagonista non solo nel mantenere in vita l’attuale produzione da carbone in Polonia, ma addirittura nella costruzione di nuove e inquinanti centrali», ha dichiarato Luca Iacoboni di Greenpeace Italia.
IL DIETROFRONT DEI PAESI EUROPEI E L’AVANZATA DELLA POLONIA – L’Onu ha recentemente chiesto di fermare la costruzione di nuove centrali a carbone e di accelerare l’abbandono di quelle attualmente in funzione. Eppure, mentre un numero crescente di Paesi europei sta annunciando piani per eliminare il carbone al più tardi entro il 2030, le aziende polacche progettano di realizzare più di 10 gigawatt di centrali elettriche (di cui 3,2 gigawatt già in costruzione) e di aprire nuove miniere, per estrarre anche lignite a cielo aperto, il tipo di carbone più sporco che esista. “La centrale di Turow e la centrale di Belchatow sono le più inquinanti di tutta Europa – spiega il rapporto – responsabili di migliaia di morti premature stimate – eppure la compagnia energetica polacca Pge intende costruire nuovi impianti a carbone per una capacità di 5.260 megawatt. Si stima che l’inquinamento causato dall’industria carbonifera polacca provochi all’incirca 5.800 decessi prematuri ogni anno, inclusi 4.690 decessi fuori dalla Polonia.
LE COMPAGNIE INVESTONO NEL CARBONE – Il dossier evidenzia come senza la copertura assicurativa di alcune compagnie (dal 2013 sono stati firmati almeno 27 contratti di sottoscrizione) non sarebbe possibile costruire nuovi impianti e le attività già esistenti dovrebbero avviarsi alla chiusura. Invece le compagnie di assicurazione europee finanziano l’industria carbonifera polacca, anche attraverso i loro fondi pensione locali, con oltre 1,3 miliardi di euro investiti direttamente in aziende legate al carbone. Fra il 2016 e il 2017, Generali ha inoltre aumentato il suo portafoglio di investimenti in azioni della polacca Pge di altre aziende del settore per un totale di 9,7 milioni di euro di investimento. Secondo gli autori del dossier il sostegno al carbone è discutibile anche da un punto di vista puramente economico: “Una recente ricerca di Carbon Tracker ha rivelato che più della metà delle centrali a carbone dell’Ue sono già oggi in perdita”. Non solo. Nel 2017 le compagnie assicurative hanno subito perdite record per 135 miliardi di dollari a causa di disastri naturali.
IN CONTROTENDENZA RISPETTO ALLE ALTRE COMPAGNIE – Anche per queste ragioni un numero sempre maggiore di compagnie assicurative sta iniziando a prendere provvedimenti contro il carbone. La ricerca di Unfriend Coal rivela che 15 grandi compagnie assicurative hanno disinvestito dal carbone o stanno pianificando questa decisione, facendo dunque venire a mancare almeno 20 miliardi di dollari di investimenti. Quattro di queste compagnie (Axa, Scor, Swiss Re e Zurich) hanno anche preso provvedimenti per smettere di fornire copertura assicurativa a progetti che riguardino il carbone. “Allianz – si spiega nel rapporto – una delle prime compagnie a muoversi verso il disinvestimento, non sta applicando le stesse restrizioni alle proprie attività assicurative, mentre Generali non ha preso alcun provvedimento, né sul fronte degli investimenti né su quello delle assicurazioni”. Lo studio evidenzia come siano proprio Generali e Allianz, tra le compagnie straniere, a fornire il maggior supporto assicurativo allo sviluppo del carbone in Polonia. Allianz ha annunciato già nel 2015 piani di disinvestimento dal carbone, stabilendo criteri che sono diventati un punto di riferimento del settore. “Ma questi criteri – rileva il dossier – vengono applicati solo agli asset gestiti in maniera diretta, e così oltre mille miliardi di dollari di asset gestiti da terze parti attraverso sussidiarie di Allianz, come ad esempio il suo fondo pensionistico polacco, non sono coperti dalla sua policy di disinvestimento”. Un paradosso considerando che “Germania e Italia sono i due Paesi, al di fuori della Polonia, con il più alto numero di morti premature causate dalle centrali a carbone polacche, rispettivamente 620 decessi in Germania e 430 in Italia”.